L’inflazione frena la crescita del PIL turco

Rapporto Paese

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18 febbraio 2022

L’impennata dell’inflazione e la volatilità della valuta frenano la crescita del PIL turco

 

 

Performance of Turkish industries 2022

 

 

Situazione politica

La Turchia sta cercando di migliorare le relazioni con alcuni paesi

Il presidente Erdogan ha vinto le elezioni presidenziali del giugno 2018 al primo turno, consolidando finalmente il suo potere. Con questo voto, la transizione al nuovo sistema presidenziale è stata completata. Nelle elezioni parlamentari del giugno 2018, l'alleanza dell'AKP di Erdogan con il partito nazionalista MHP ha ottenuto il 53,7% dei voti. Nelle elezioni locali del marzo 2019, l'AKP è stato di nuovo il partito più votato, ma la formazione CHP, all’opposizione del governo, ha vinto le elezioni dei sindaci in diverse grandi città. Le prossime elezioni presidenziali e generali dovrebbero tenersi nel giugno 2023. Tuttavia, non si possono escludere elezioni presidenziali e generali anticipate.

Le questioni politiche interne e regionali continueranno ad influenzare l’andamento dell'economia turca, in particolare il sentiment degli investitori e il tasso di cambio. La parte sud-orientale del paese continua a subire le conseguenze dalla guerra civile in Siria e dagli interventi transfrontalieri dell'esercito turco.

Negli ultimi due anni, la Turchia ha adottato una politica estera sempre più assertiva per affermarsi come potenza leader nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. Oltre all'impegno e alle incursioni militari in Siria e Iraq, Ankara ha creato una base militare in Qatar, è intervenuta nella guerra civile in Libia, ha sostenuto le forze dell'Azerbaigian nel loro conflitto armato con l'Armenia e ha inviato navi per l'esplorazione alla ricerca di riserve di gas in aree contestate nel Mar Egeo, dove la Turchia ha rivendicazioni marittime che si sovrappongono con la Grecia e la Repubblica di Cipro. Insieme ad altre questioni, questo ha portato a rendere più tese le relazioni con l'UE.

Tuttavia, nel 2021 la Turchia ha iniziato un processo di normalizzazione dei rapporti con diversi paesi del Medio Oriente, in particolare con Egitto, Israele, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Dopo anni di animosità, sono iniziati i colloqui con l'Armenia per migliorare i legami e rafforzare la cooperazione economica nel Caucaso meridionale.

 

Situazione economica

Una forte ripresa economica nel 2021

A causa di un aumento dei casi di coronavirus, il governo turco ha imposto un lockdown temporaneo alla fine di aprile 2021. Il numero di decessi è diminuito dopo il picco di maggio, e la maggior parte delle restrizioni legate alla pandemia sono terminate a luglio, il che ha fornito sostegno alla ripresa economica interna.   Attualmente non ci aspettiamo una nuova imposizione di severe restrizioni nei prossimi mesi. La campagna vaccinale in Turchia è andata avanti in modo rapido nei primi nove mesi del 2021, ma da allora ha perso un po' di slancio. Alla fine di gennaio 2022 il 68% della popolazione ha ricevuto almeno una dose, e il 62% è stato completamente vaccinato.

L'economia turca è cresciuta del 10,3% nel 2021, spinta da politiche monetarie, creditizie e fiscali espansive introdotte in risposta alla pandemia, e da un rimbalzo della domanda di esportazioni. I consumi privati e gli investimenti sono aumentati rispettivamente dell'11,7% e del 6,4%, mentre le esportazioni sono cresciute di ben 22,4 punti percentuali.  I ricavi nel settore del turismo sono raddoppiati rispetto al 2020, fino a 25 miliardi di dollari.

 

Previsto un rallentamento della crescita del PIL con l'impennata dell'inflazione

Tuttavia, nel 2022 la crescita del PIL dovrebbe rallentare al 2,5%, seguita da un'espansione del 2,6% nel 2023. Un ampio (e prematuro) allentamento della politica monetaria ha portato a un forte deprezzamento della lira alla fine del 2021, che a sua volta ha causato un'impennata dell'inflazione, con un picco del 48,7% nel gennaio 2021 – valore massimo degli ultimi 20 anni. Il persistere di un'inflazione elevata (prevista al 37% nel 2022) e l'aumento dei costi di rinnovo dei prestiti sovvenzionati, mettono a dura prova i bilanci delle famiglie. Il consumo privato si espanderà solo del 3% circa quest'anno, mentre gli investimenti dovrebbero contrarsi del 2,5%. Tuttavia, la crescita delle esportazioni dovrebbe rimanere robusta a più del 9%. Detto questo, un ulteriore deprezzamento della lira peserebbe sia sui consumatori che sulle imprese. 

 

Rischio di credito per le imprese più elevato

Il forte deprezzamento della lira alla fine del 2021 aumenta il peso sulle aziende con una grande esposizione al debito denominato in valuta estera. Nonostante il continuo deleveraging del settore privato dalla precedente crisi valutaria del 2018, l'onere del servizio del debito estero rimane elevato. Molte imprese pagano alti tassi di interesse per i prestiti e soffrono per il valore più debole della valuta locale sui rimborsi del debito estero.

La lira debole aumenta anche il rischio di credito per le imprese che operano in settori orientati alle importazioni, mentre mancano le esportazioni o le entrate in valuta estera. I prezzi alla produzione hanno iniziato ad aumentare, colpendo principalmente le industrie ad alta intensità energetica e i settori che dipendono dalle importazioni di materie prime e componenti. Tuttavia, ci aspettiamo che le industrie orientate all'esportazione continuino a crescere nel 2022. La produzione di valore aggiunto nel settore automobilistico dovrebbe aumentare del 7,5% dopo un'espansione del 13,5% nel 2021. I prodotti chimici cresceranno solo del 2,5% quest'anno, poiché il settore è colpito dagli alti prezzi delle materie prime e dall'aumento dei costi degli input. L'alta inflazione e i minori consumi delle famiglie influenzeranno i settori del commercio al dettaglio e degli elettrodomestici, che si prevede si ridurranno rispettivamente dello 0,1% e del 2,2% dopo tassi di crescita a due cifre l'anno scorso. Anche la crescita del settore dei servizi sarà influenzata da queste dinamiche, con una crescita prevista inferiore all'1%.

 

La politica monetaria estremamente accomodante ha innescato un forte deprezzamento della lira

Il tasso di cambio della lira turca ha già mostrato una notevole volatilità nel 2018 e nel 2019, e i grandi deflussi di capitali dai mercati emergenti nel primo trimestre del 2020 hanno portato a un forte deprezzamento. Il trend di svalutazione è continuato nei mesi successivi, poiché sono stati forniti prestiti a tassi di interesse inferiori al tasso di inflazione per stimolare l'economia con grandi quantità di credito a basso costo.

Questo approccio si è rivelato insostenibile, e per evitare un ciclo di svalutazione della valuta-alta inflazione, la Banca centrale ha adottato una posizione di politica monetaria più ortodossa, e ha aumentato il tasso di interesse di riferimento più volte fino a marzo 2021. Tuttavia, nello stesso mese il presidente Erdogan ha fatto rimettere il mandato al governatore della Banca Centrale - il terzo licenziamento in meno di due anni, sollevando seri dubbi sull'indipendenza della Banca Centrale. La credibilità delle politiche economiche della Turchia e la fiducia degli investitori sono state nuovamente scosse da questo nuovo evento.

Con l'obiettivo di sostenere la crescita del credito e di stimolare gli investimenti, il governo e la Banca centrale hanno invertito di nuovo la politica monetaria. Da settembre 2021, il tasso di interesse è stato tagliato di 500 punti base al 14%, senza tener conto dell'aumento continuo dell'inflazione. Questo ha reso il tasso di interesse reale profondamente negativo. Di conseguenza nel 2021 la lira turca si è fortemente svalutata rispetto al dollaro: del 45% dall'inizio dell'anno e del 38% da settembre 2021.

Al fine di evitare una crisi valutaria su larga scala, nel dicembre 2021 il governo ha lanciato un programma per incoraggiare il passaggio dei depositi in valuta estera in depositi in lire turche protetti dal tasso di cambio. Inoltre, la banca centrale è intervenuta sul mercato dei cambi per la prima volta in sette anni per sostenere la lira in picchiata.

Nonostante queste misure, sembra che solo un ritorno a politiche monetarie più ortodosse potrebbe ridurre gli attuali rischi di instabilità finanziaria e dei prezzi. Tuttavia, le possibilità di un tale cambiamento nel prossimo futuro sono piuttosto basse.

 

Il settore bancario per il momento rimane resiliente, ma anche suscettibile alla volatilità della valuta

La capitalizzazione del settore bancario turco rimane forte, con un indice di adeguatezza patrimoniale del 18%, ma ci aspettiamo che la qualità degli asset e la redditività diminuiscano. I costi di finanziamento più elevati, i prestiti in essere a basso costo e la necessità di accantonamenti ridurranno i profitti.

Come aspetto positivo rileviamo la relativa stabilità dei depositi nel sistema bancario turco, che riduce il rischio di deflusso, associato all'elevata dollarizzazione dei depositi, superiore al 50%. Inoltre, la liquidità in valuta estera disponibile del settore bancario è sufficiente per soddisfare gli obblighi di debito in valuta estera a breve termine.

Tuttavia, allo stesso tempo, il settore è vulnerabile agli impatti negativi della volatilità dei tassi di cambio sulla capitalizzazione, sulla qualità delle attività e sul rifinanziamento (dato il finanziamento a breve termine in valuta estera). Il settore bancario ha aumentato la sua esposizione verso il debito sovrano attraverso le partecipazioni al debito pubblico e gli swap in valuta con la Banca centrale. Il tasso di prestiti in sofferenza (NPL) sembra essere basso e stabile (3,2% nel novembre 2021), ma ciò è dovuto principalmente a un trattamento indulgente dei debitori e al continuo allentamento delle regole di classificazione dei prestiti.

 

Le finanze pubbliche sono ancora solide

La risposta fiscale diretta alla pandemia è stata modesta, poiché lo stimolo di emergenza è stato principalmente guidato dal credito. Le misure "in bilancio" ammontavano solo al 3,5% del PIL nel 2020 e 2021, concentrandosi sul sostegno all'occupazione e sui rinvii fiscali.

Il brusco calo del tasso di cambio ha portato a un deterioramento delle finanze pubbliche, poiché più del 50% del debito pubblico è emesso in valuta estera (era meno del 40% nel 2017).

Pertanto, il governo deve inasprire la politica fiscale per riacquistare credibilità politica e rassicurare gli investitori. Un ulteriore aumento delle imposte indirette, uno schema di ristrutturazione dei pagamenti delle imposte e un aumento dell'imposta sul reddito delle società al 25% dovrebbero portare beneficio alle finanze pubbliche. Prevediamo che il deficit di bilancio annuale sia superiore al 3,5% del PIL nel 2022 e nel 2023, poiché è probabile che la spesa pubblica aumenti in vista delle elezioni del giugno 2023. Il debito pubblico è previsto al 39% del PIL nel 2022, ancora basso rispetto agli standard internazionali, e diminuirà leggermente nei prossimi anni. 

 

La posizione del Paese verso l'esterno rimane debole

Il deficit delle partite correnti è sceso dal 5% del PIL nel 2020 al 2,5% del PIL nel 2021 grazie alla riduzione del deficit commerciale, mentre il surplus dei servizi è aumentato grazie alla parziale ripresa del turismo. Nel 2022 il deficit delle partite correnti dovrebbe ampliarsi un po', in particolare se il previsto rimbalzo del turismo sarà influenzato dalla diffusione della variante Omicron. Il fabbisogno lordo di finanziamento esterno rimane ampio, stimato a 217 miliardi di dollari nel 2021, tre volte la dimensione delle riserve internazionali della Turchia. Le riserve estere sono state prosciugate nel 2020 e nella prima metà del 2021 dal tentativo fallito della Banca Centrale di stabilizzare il tasso di cambio della lira.

Tuttavia, gli accordi sugli obblighi di riserva, il finanziamento del FMI e gli accordi di swap di valuta hanno permesso alla Banca Centrale Turca di migliorare nuovamente la sua posizione di riserva estera. Gli accordi di swap di valuta incoraggiano il commercio in valute locali e aumentano le riserve lorde della Banca Centrale. Oltre agli accordi esistenti con la Cina, il Qatar e la Corea del Sud, la Turchia ha recentemente concluso altri accordi con gli Emirati Arabi Uniti e l'Azerbaijan. 

Tuttavia, le riserve rimaste per sostenere il tasso di cambio della lira rimangono limitate, e l'incertezza sulla politica monetaria della Turchia complica il suo accesso ai mercati internazionali dei capitali. Ciò significa che il debito sovrano fa sempre più affidamento sul finanziamento interno (con il sostegno della Banca Centrale).

 

Necessari dei vincoli strutturali per una maggiore crescita a lungo termine

Senza sforzi di riforma globali che vadano oltre la correzione dei problemi a breve termine, la futura capacità di profitto dell'economia turca rimane limitata dagli squilibri macroeconomici legati alla crescita del credito, all'alta inflazione e a un grande deficit esterno. Tutti questi elementi si aggiungono a problemi strutturali relativi al suo basso tasso di risparmio e alla scarsa competitività, limitando l'afflusso di finanziamenti esteri diretti. Senza riforme strutturali per aumentare i risparmi, ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia e migliorare le condizioni per gli investimenti, il tasso di crescita potenziale della Turchia scenderà al 3,0%-3,5% all'anno nel lungo termine, che non è sufficiente ad assorbire l'aumento della popolazione in età lavorativa di circa un milione di persone all'anno.

 

 

 

 


 

 

 


 

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