A causa della stagnazione economica, dell'incertezza politica e delle condizioni di credito più strette, le insolvenze delle imprese dovrebbero aumentare di oltre il 5% nel 2019.
Le insolvenze tornano ad aumentare dopo quattro anni di decrementi
In linea con la ripresa economica italiana degli ultimi anni, le insolvenze aziendali hanno registrato un calo annuo tra il 2015 e il 2018, ma il numero di fallimenti è rimasto molto più elevato rispetto al 2008 (7500 casi).
Complici il ristagno economico, l'aumento dell'incertezza politica e condizioni creditizie più restrittive, si prevede che i fallimenti delle imprese aumenteranno nuovamente nel 2019 di circa il 6%. I problemi di liquidità delle aziende italiane sono ancora aggravati da continue inadempienze di pagamento, soprattutto da parte del settore pubblico. Ad eccezione del settore alimentare e chimico, la durata dei pagamenti in altri settori chiave è ancora molto lunga
(90-120 giorni), mettendo così a dura prova le finanze di fornitori prevalentemente di piccole dimensioni.
L'economia è entrata in recessione
Dopo la modesta ripresa registrata negli ultimi due anni, l'Italia è entrata in recessione nella seconda metà del 2018, e per il 2019 è prevista una crescita del PIL pari a zero, dovuta principalmente a una domanda interna contenuta. I consumi privati dovrebbero continuare a essere contenuti, mentre per quest'anno è prevista una contrazione degli investimenti fissi e della produzione industriale.
Inoltre, le prospettive economiche sono offuscate dall'incertezza politica, dalla lenta ripresa del settore bancario, dall'inasprimento delle condizioni di credito e dal rallentamento del commercio mondiale e della domanda della zona euro.
Sebbene la situazione del settore bancario italiano sia migliorata dal 2017 grazie ad alcuni interventi del governo (come la ricapitalizzazione), molte banche risentono ancora di prestiti in sofferenza, costi operativi elevati e scarsa redditività.
Gli sforzi compiuti precedentemente per le riforme sono stati insufficienti per stimolare tassi di crescita più elevati e la competitività dell'Italia non è migliorata in modo significativo rispetto a quella dei paesi dell'UE. Il nuovo governo ha addirittura ritirato alcune riforme fondamentali.
La fiducia nelle finanze pubbliche è debole, in quanto, complice l'aumento della spesa pubblica, il disavanzo di bilancio dovrebbe aumentare di oltre il 2,5% nel 2019 e nel 2020, con un rapporto debito pubblico/PIL ancora più elevato.
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