Il valore aggiunto del settore alimentare italiano dovrebbe aumentare del 3% nel 2019 e dell'1,4% nel 2020. L'export di prodotti agroalimentari è cresciuto del 5,5% nel primo semestre del 2019.
- Per il momento l’impatto dei dazi statunitensi è limitato
- È previsto un moderato aumento dei ritardi di pagamento
- Numero elevato di frodi nel 2019
Il settore alimentare è uno dei più importanti in Italia, con un fatturato totale nel 2018 di oltre 140 miliardi di Euro, pari all'8% del PIL del paese. Il settore italiano dei prodotti alimentari e delle bevande dovrebbe crescere del 3,0% nel 2019 e dell'1,4% nel 2020.
L’export di prodotti ortofrutticoli ha registrato un incremento dell’1,2% nel 2018, portandosi a 41,8 miliardi di Euro, e del 5,5% quest'anno; i paesi dell’UE continuano ad essere il principale mercato di riferimento. Per contro, i consumi sul mercato interno hanno registrato una crescita più contenuta (+0,8% nel terzo trimestre del 2019). Il settore italiano della produzione, trasformazione e vendita al dettaglio di prodotti alimentari continua ad essere estremamente frammentato ed è caratterizzato da forte concorrenza.
Impatto dei dazi statunitensi sui singoli segmenti
Il segmento della carne ha beneficiato della stabilizzazione dei fatturati nel 2018 e 2019 dopo diversi anni di vendite in calo a causa del cambiamento delle abitudini dei consumatori. La crescita del valore aggiunto del settore dovrebbe essere pari allo 0,9% nel 2019 e allo 0,2% nel 2020. Le imprese di trasformazione di carne bovina hanno beneficiato del lieve aumento dei prezzi e dei consumi. Tuttavia, il segmento della carne suina è in crisi a causa dell'aumento dei prezzi delle materie prime legato all'epidemia di peste suina africana e all’aumento della domanda da parte della Cina.
La crescita del valore aggiunto del segmento dei latticini dovrebbe portarsi al 2,5% quest'anno e all'1,5% nel 2020. Anche se quest’anno il segmento ha dovuto confrontarsi con l'aumento del prezzo del latte, legato alle condizioni meteorologiche avverse, i prezzi di vendita dei latticini (per esempio i formaggi) hanno registrato un aumento. La recente introduzione dei dazi da parte degli USA su alcuni formaggi italiani (tra cui il Parmigiano e il Grana Padano) potrebbe avere ripercussioni sull'andamento positivo dell'export. I dazi statunitensi all’importazione potrebbero anche avere un impatto sul segmento dei liquori nel sotto-settore delle bevande, mentre il segmento dei vini è al momento escluso e continua a registrare buoni risultati tanto sul mercato interno quanto all'estero.
Al momento è difficile quantificare il potenziale danno economico dei dazi statunitensi per le imprese alimentari italiane: mentre gli Stati Uniti rappresentano il 10% dell’export totale del settore alimentare, l’Unione Europea resta di gran lunga il principale mercato di destinazione di due terzi delle esportazioni; inoltre, per il momento soltanto pochi prodotti sono stati coinvolti dai dazi statunitensi. Per questi motivi, l’impatto sul rischio di credito di alcuni segmenti sembra essere al momento piuttosto limitato.
Le industrie di produzione e trasformazione alimentare sono spesso fortemente indebitate per l'esigenza di finanziare il fabbisogno di capitale circolante; tuttavia, grazie alla sua performance anticiclica, le banche e gli altri istituti finanziari continuano ad essere inclini a concedere prestiti al settore alimentare poiché consente loro di diversificare le attività d’investimento.
L’attuale consolidamento del mercato aumenta la pressione sui piccoli dettaglianti di generi alimentari
In linea generale, il mercato interno della vendita al dettaglio di generi alimentari continua a mostrare una buona elasticità e il ciclo di credito positivo contribuisce a mitigare il rischio di liquidità. Tuttavia, il mercato è anche caratterizzato da forte concorrenza, da un numero eccessivo di operatori e dalle dimensioni contenute dei dettaglianti rispetto ad altre grandi imprese a livello internazionale. Nel 2019 ha avuto inizio un processo di consolidamento che dovrebbe proseguire nel 2020, con un piccolo numero di grandi imprese che utilizzano la propria forza in termini di liquidità per attuare ulteriori investimenti e acquisizioni e guadagnare così quote di mercato. Questo processo metterà sempre più sotto pressione la capacità dei piccoli dettaglianti di generare flusso di cassa.
Nonostante la redditività generalmente bassa delle imprese alimentari italiane, i margini di profitto dovrebbero mantenersi stabili nel 2020, anche tenuto conto dell'attuale livello dei prezzi delle materie prime. Nel 2012 è stata introdotta una nuova legge (“Articolo 2012”) che fissa i termini massimi di pagamento per il settore alimentare a 30 giorni per le merci deperibili e a 60 giorni per quelle non deperibili. Benché la maggior parte delle imprese stia rispettando questi termini, alcuni operatori più deboli continuano a rimandare i pagamenti nel tentativo di gestire la liquidità in caso di difficoltà finanziarie. Alla luce di questa tendenza e della performance debole dell'economia italiana, ci aspettiamo un moderato aumento dei ritardi di pagamento nel 2020, mentre le insolvenze dovrebbero mantenersi stabili.
Il nostro approccio assicurativo nei confronti delle imprese del settore alimentare italiano si conferma generalmente aperto o neutro. Adottiamo tuttavia un approccio più cauto nei confronti delle imprese fortemente indebitate (a causa delle possibili difficoltà di rifinanziamento) e dei dettaglianti medio-piccoli con una posizione debole sul mercato poiché subiscono la pressione crescente da parte dei rivenditori più grandi. Monitoriamo anche con attenzione l’impatto delle attuali controversie commerciali tra Cina e USA (per esempio nel caso di un’ulteriore escalation).
Nei primi mesi di quest’anno abbiamo notato un livello elevato di frodi sospette nel settore alimentare, soprattutto nel segmento della vendita all’ingrosso e nei sotto-settori della carne e del pesce. Prestiamo quindi particolare attenzione alla frequenza delle richieste di limiti di credito nonché all'affidabilità del management dell'impresa. La presenza di dati finanziari non in linea con i livelli medi del settore o sotto-settore funge da campanello d'allarme.
Documenti collegati
1.17MB PDF