Rapporto Paese Brasile - Novembre 2020

Rapporto Paese

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10 novembre 2020

Il Brasile registra una contrazione economica di oltre il 4% dovuta al calo della domanda interna

Performance of Brazilian industries in November 2020

Situazione politica

Maggiore stabilità politica negli ultimi mesi del 2020

L'amministrazione guidata dal presidente Jair Bolsonaro persegue politiche di riforma di libero mercato e socialmente conservatrici, accolte con favore dalla comunità imprenditoriale brasiliana e basate sulle politiche orientate al mercato del precedente governo. Tuttavia, la politica economica è ostacolata da un Congresso molto frammentato e polarizzato, con 30 partiti alla Camera bassa e 21 al Senato, e il Partido Social Liberal al potere con appena il 10% dei seggi alla Camera bassa. Bolsonaro governa senza una coalizione formale, ma si è recentemente alleato con i partiti di centro-destra del Congresso (che insieme detengono circa un terzo dei seggi nella Camera bassa) per ridurre il rischio di un impeachment emerso all'inizio di quest'anno e per migliorare la governabilità.

La polarizzazione politica e sociale è aumentata a causa dello stile di leadership conflittuale del presidente Bolsonaro, delle sue opinioni socialmente conservatrici e della sua insolita risposta all'epidemia di coronavirus (mentre Bolsonaro contestava la gravità della malattia, sono stati i governi regionali a prendere misure di contenimento). Tuttavia, la sua popolarità è aumentata dall'estate del 2020, grazie ai sussidi di emergenza ricevuti dalle famiglie povere  in risposta alla crisi del coronavirus.

L'incertezza politica potrebbe riemergere in vista delle elezioni presidenziali dell'ottobre 2022. L'esito delle elezioni comunali del novembre 2020 fornirà una prima indicazione delle possibilità di rielezione di Bolsonaro. 

 

Situazione economica

Contrazione economica inferiore alle attese

L'impatto della pandemia di coronavirus ha messo fine alla modesta ripresa economica in corso dal 2017. Il rimbalzo ha seguito la più lunga e profonda recessione del Brasile nel triennio 2014-2016, quando il PIL si è ridotto di quasi il 9%. Tuttavia, le misure di contenimento meno severe del Brasile e il maggiore sostegno fiscale hanno portato a minori perdite di produzione rispetto alla maggior parte degli altri paesi della regione. Nel 2020 il PIL dovrebbe contrarsi del 4,6% (una revisione al rialzo rispetto alla contrazione del 6,2% prevista in agosto). La fiducia delle imprese ha ripreso a crescere da giugno.

La massiccia diffusione del coronavirus in Brasile e le successive misure di blocco hanno avuto un forte impatto sulla domanda interna, soprattutto nel primo semestre del 2020. Il settore dei servizi (che rappresenta circa il 63% del PIL) è stato duramente colpito, con una contrazione dell'11,2% nel secondo trimestre del 2020.

Sia gli investimenti che i consumi privati dovrebbero subire una contrazione rispettivamente del 7% e del 6% nel 2020. Il numero di disoccupati è salito a più di 13 milioni e si prevede che il tasso di disoccupazione salga al 13,5% nel 2020. Tuttavia, l'impatto dell'alto tasso di disoccupazione sui consumi privati è stato mitigato dai sussidi di emergenza governativi (secondo i dati del governo, 67,2 milioni di brasiliani hanno ricevuto tali sussidi). Le esportazioni hanno risentito di un forte calo della domanda all'inizio del 2020, ma da allora hanno ripreso a crescere (in particolare le esportazioni di materie prime) e si prevede che quest'anno cresceranno dello 0,5%.

Si prevede una ripresa nel 2021, nonostante i possibili rischi

Attualmente si prevede una ripresa dell'economia di circa il 4% nel 2021, con un aumento dei consumi privati e degli investimenti rispettivamente del 4,3% e del 7%. Tuttavia, un'altra ondata più duratura della pandemia e il crollo economico globale in corso in questi mesi rappresentano un grave rischio al ribasso per la performance economica del Brasile nel prossimo anno.

Aumenta il rischio per la sostenibilità fiscale

Per sostenere l'economia, la Banca Centrale ha abbassato più volte i tassi di interesse all'inizio del 2020, fino al minimo storico del 2%, e ha adottato misure a sostegno delle linee di credito sia per i consumatori che per le imprese. La bassa inflazione (3.1% a settembre) e le aspettative che si mantenga contenuta, hanno fornito alla Banca centrale un ulteriore margine di manovra per il suo allentamento monetario.

Le autorità federali hanno annunciato un pacchetto di misure fiscali pari al 12% del PIL e sono attese ulteriori misure. Il Congresso ha dichiarato lo "stato di calamità" a marzo, che nel 2020 permette al governo di rinunciare all'obbligo di rispettare le severe leggi che regolano la spesa pubblica. A causa delle misure fiscali aggiuntive e della contrazione economica, si prevede che il deficit fiscale salga a più del 18% del PIL nel 2020, con un debito pubblico che supera l'91% del PIL.

Il considerevole deficit fiscale era già la principale debolezza economica del Brasile prima dell'epidemia di coronavirus, con deficit di bilancio annuali persistentemente elevati negli ultimi due anni. Nel 2016 è stata approvata una modifica costituzionale per eliminare la crescita automatica della spesa di bilancio in linea con l'aumento dell'inflazione, e nel 2019 è stata adottata una riforma globale delle pensioni, entrambi passi necessari verso una maggiore sostenibilità fiscale. Tuttavia, sono necessarie ulteriori riforme strutturali (ad es. riforme fiscali) per ridurre il debito pubblico a medio termine. Ciò è necessario per indirizzare il debito pubblico su un percorso sostenibile e per favorire a lungo termine la fiducia degli investitori. A questo proposito, sono stati fatti progressi, poiché sono stati finalmente presentati al Congresso tre progetti di legge di riforma fiscale. Tuttavia, permangono alcune preoccupazioni circa la possibilità di estendere al 2021 la deroga temporanea per rispettare le norme sulla spesa pubblica.

Il rifinanziamento e il rischio di insolvenza del debito sovrano sono per il momento attenuati dal fatto che la maggior parte del debito è finanziata a livello nazionale (88%), in valuta locale (95%), ad una scadenza media di oltre 5 anni ed il governo è un creditore esterno netto.

Il paese è vulnerabile al cambiamento del sentiment degli investitori, ma resistente ai grandi shock

A causa di un livello relativamente elevato di afflussi di investimenti di portafoglio il Brasile è vulnerabile ai cambiamenti di atteggiamento degli investitori.  Tale vulnerabilità è risultata evidente quest'anno quando si sono verificati consistenti deflussi di portafoglio di non residenti (lo stock dei flussi di portafoglio di non residenti è sceso dal 160% delle riserve internazionali nel 2019 al 109% nell'agosto 2020). Ciò ha portato ad un aumento della pressione sul Real, che a fine ottobre 2020 si era deprezzato del 30% rispetto al Dollaro USA, e rimane sottovalutato.

Tuttavia, un settore finanziario forte, consistenti riserve ufficiali, un fabbisogno di rifinanziamento esterno relativamente basso e l'utilizzo di coperture del rischio valutario, consentono al tasso di cambio flessibile di agire da ammortizzatore. A condizione che l'avversione al rischio internazionale si allenti una volta che la pandemia di coronavirus si sia placata, ci si aspetta che il real recuperi le perdite.

La situazione finanziaria esterna del Brasile dovrebbe rimanere solida, mantenendo bassi i rischi di trasferimento e di convertibilità. Le riserve ufficiali sono state ricostituite dopo i pesanti interventi di marzo, a seguito del sell-off del mercato finanziario globale. La liquidità è più che sufficiente a coprire le importazioni (oltre 17 mesi) e il fabbisogno di rifinanziamento esterno. Il deficit delle partite correnti è sensibilmente diminuito a causa della contrazione delle importazioni, ed è interamente finanziato dagli investimenti diretti esteri.

L'indebitamento in valuta estera è leggermente diminuito nel 2020 a causa del minor indebitamento esterno delle banche e delle imprese. Le imprese non finanziarie rappresentano il 66%, le banche il 20% e il governo il 14% del debito in valuta estera. Mentre i rapporti di indebitamento sono aumentati a causa di un denominatore più basso, il debito in valuta estera rimane gestibile al 39% del PIL e a circa il 200% delle esportazioni di beni e servizi.

La maggior parte delle imprese indebitate esternamente ha coperto il proprio rischio di cambio. Il rischio di rifinanziamento è inoltre mitigato da un'ampia quota di debito intercompany, che rappresenta i due terzi del debito in valuta estera delle imprese non finanziarie.

 

 

 

 

 

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