Oltre alla bassa capacità di spesa, le condizioni applicate dalle banche per l’accesso a finanziamenti, hanno un impatto sulle performance del settore.
- Ulteriore peggioramento dopo la modesta ripresa
- Fallimento di alcuni grandi operatori nel 2018
- I casi d’insolvenza dovrebbero continuare ad aumentare in modo significativo nel 2019
Contrariamente alle aspettative dei primi mesi del 2018, la modesta ripresa del settore edile italiano non si è concretizzata. Al contrario, nel 2019 il settore sta attraversando uno dei periodi più difficili dalla crisi economica del 2008, a causa della domanda debole e dell’ulteriore contrazione dei margini di profitto.
Nel 2017 gli investimenti nel settore dell’edilizia residenziale si sono mantenuti di oltre il 60% inferiori rispetto al 2008 e questa flessione non è stata compensata dall’aumento del 20% dei lavori di ristrutturazione (basati soprattutto sugli investimenti pubblici). Nel 2018 gli investimenti in nuovi edifici residenziali sono cresciuti soltanto del 2% e il numero di nuove case invendute continua ad ammontare a 1,4 milioni di unità.
Mentre gli investimenti nell’edilizia commerciale hanno mostrato una modesta ripresa a partire dal 2016 (ossia gli investimenti nei centri commerciali e stabilimenti industriali che sono cresciuti di circa il 2% nel 2017 e 2018), le prospettive per il 2019 sono frenate dalla contrazione della crescita del PIL e dalla crescente incertezza economica.
Gli investimenti nell’edilizia pubblica restano al di sotto del livello pre-crisi. Benché il numero di appalti pubblici sia cresciuto del 33% nel 2018 (fino a 29,7 miliardi di Euro sulla scia degli investimenti nelle infrastrutture ferroviarie), la copertura finanziaria potrebbe rappresentare un problema a causa della crescente incertezza riguardo le future capacità di spesa.
In aggiunta alle capacità di spesa ancora limitate, le condizioni di credito tuttora sfavorevoli da parte delle banche continuano a rappresentare il motivo principale della performance debole dell’edilizia, cui si aggiunge il fatto che molte imprese italiane del settore sono fortemente indebitate. Lo scorso anno il valore dei nuovi prestiti concessi alle imprese edili è sceso del 12% rispetto all’anno precedente, il dato peggiore per quanto riguarda l’intero comparto industriale italiano. Le imprese di costruzione più grandi sono ricorse a fonti di liquidità alternative, tra cui le obbligazioni, che hanno costi finanziari molto più elevati rispetto ai prestiti bancari a fronte di margini operativi bassi.
Il comportamento di pagamento nel settore edile è stato negativo negli ultimi due anni e le notifiche di mancato pagamento si sono portate a un livello molto elevato nel 2018. Lo scorso anno molte delle 50 imprese più grandi sono diventate insolventi o hanno dovuto affrontare una grave crisi di liquidità. Ciò è stato causato principalmente dalla svalutazione dei crediti commerciali e dalle commesse inevase in alcuni mercati esteri (Algeria, Venezuela), dal forte indebitamento per finanziare il fabbisogno di capitale circolante e la spesa in conto capitale, oltre che dalla lentezza dei pagamenti da parte dei committenti pubblici. Il fallimento di alcuni grandi operatori ha avuto ripercussioni su molti subappaltatori e fornitori di cemento, calcestruzzo e acciaio. Per questo motivo, nel 2019 ci aspettiamo un aumento significativo delle notifiche di mancato pagamento e delle insolvenze.
Alla luce dell’andamento negativo delle insolvenze, della domanda debole nell’edilizia residenziale, dell’incertezza riguardo alle future capacità di spesa degli enti pubblici e del cattivo comportamento di pagamento dei committenti pubblici/cedenti, il nostro approccio assicurativo è molto restrittivo nei confronti di tutti i principali sottosettori. Osserviamo, tuttavia, che il segmento delle ristrutturazioni continua a registrare un andamento positivo e lo stesso vale per alcuni segmenti di materiali da costruzione dipendenti dall’export (e.g. ceramiche, piastrelle e vetro).
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