L'aumento dei costi di produzione e i problemi di approvvigionamento hanno un impatto sui margini di profitto
Nel 2020 e 2021 le vendite di beni durevoli di consumo hanno beneficiato della contrazione di altre opportunità di spesa (per esempio per viaggi e ristoranti) dovuta alla pandemia. Tuttavia, il 2022 sarà un anno più difficile. La revoca dei lockdown ha favorito la ripresa della domanda di servizi a discapito della spesa discrezionale. L’inflazione elevata, dovuta al forte aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia, ha un effetto negativo sul potere d’acquisto delle famiglie. Si prevede che il valore aggiunto del segmento degli elettrodomestici dovrebbe registrare una contrazione di circa il 3,5%, mentre il segmento dell'arredamento dovrebbe crescere soltanto dell’1,5%. Tuttavia, le vendite online di retail non alimentare dovrebbero continuare a registrare una crescita a due cifre (si prevede un aumento del 13,5% quest’anno).
Gli aumenti dei costi per materie prime, trasporto ed energia sono fonte di grande preoccupazione sia per i produttori che per i rivenditori di beni durevoli di consumo. Le difficoltà lungo la catena di approvvigionamento continuano a rappresentare un problema per tutti i principali segmenti. Le attuali carenze di materie prime potrebbero aggravarsi ulteriormente se saranno prolungati i lockdown in vigore in molte grandi provincie e città della Cina.
I produttori e grossisti di beni durevoli di consumo cercano di trasferire gli aumenti dei costi di produzione e dell'energia sui rivenditori che, tuttavia, operano in un contesto fortemente competitivo e devono confrontarsi con la debolezza della spesa discrezionale dei consumatori e con l’incertezza economica legata alla guerra in Ucraina. Per questa ragione, riuscire a trasferire gli aumenti sui consumatori finali è piuttosto difficile e nei prossimi mesi si prevede una contrazione dei margini di profitto dei rivenditori, in particolare per quanto riguarda i negozi tradizionali.
I pagamenti richiedono in media 30-60 giorni, ma possono arrivare fino a 120 giorni, in particolare quando le grandi catene al dettaglio sfruttano il loro potere contrattuale nei confronti dei fornitori. Negli ultimi dodici mesi abbiamo già notato un aumento dei ritardi e insolvenze da parte dei rivenditori tradizionali.
Tenuto conto della contrazione dei margini di profitto e del calo delle vendite, si prevede che i casi di insolvenza in questo segmento registreranno un aumento di circa il 10% nei prossimi dodici mesi, soprattutto per quanto riguarda i piccoli rivenditori. Il nostro approccio assicurativo è generalmente neutro nei confronti di tutti i principali sottosettori. Alla luce della continua espansione dell’e-commerce e degli attuali problemi che insistono sul settore, cerchiamo di ottenere i dati finanziari più aggiornati al fine di monitorare con attenzione la capacità degli acquirenti di mantenere margini di profitto accettabili.