Global Economic Outlook - Maggio 2019

Economic Outlook

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16 maggio 2019

L'economia globale sta perdendo vigore. Dopo un inizio tumultuoso dell'anno, gli sviluppi positivi delle politiche hanno contribuito a stabilizzare le prospettive, ma rimangono ancora incertezze.

Editoriale

L'economia globale si trova in una posizione difficile. Alcune nubi si stavano addensando all’orizzonte già lo scorso mese di novembre, quando abbiamo analizzato l’andamento e le prospettive dell’economia globale. L’incertezza riguardo alla politica economica era aumentata in modo significativo, soprattutto a causa della politica estera assertiva degli USA, specialmente per quanto concerne il commercio. Inoltre, era in corso una stretta monetaria - che di fatto era una normalizzazione monetaria - con condizioni di finanziamento restrittive per le imprese a livello mondiale. Si pensava che non vi fosse spazio per – ulteriori – errori nella politica economica.

Alla fine dello scorso autunno, una serie di dati economici negativi andava ad aggiungersi ai timori di un’ulteriore stretta da parte delle banche centrali. Anche il livello di fiducia dei mercati finanziari iniziava a mostrare segnali di peggioramento, con perdite cumulative dell’indice S&P 500 del 10% solo nel mese di dicembre. Uno dei principali rischi che avevamo individuato nella precedente edizione del nostro Economic Outlook, ossia un’ulteriore correzione del mercato finanziario, sembrava essere sempre più concreto, mettendo ulteriormente a rischio l’andamento dell’economia globale.

Questo rischio era stato evitato tramite quella politica di interferenza a cui ci eravamo abituati sin dalla crisi finanziaria del 2007. Innanzitutto, e soprattutto, le banche centrali, guidate dalla Federal Reserve statunitense, avevano adottato un cambio di rotta, mettendo un freno alla stretta monetaria che da allora si è mantenuta lenta e costante. Successivamente, sulla scia delle continue guerre commerciali, la Cina aveva deciso di destinare maggiori fondi alla propria politica fiscale e monetaria, a supporto della crescita della propria economia. Infine, la Casa Bianca aveva annunciato una tregua alla guerra commerciale con la Cina, il che aveva temporaneamente evitato un’escalation su vasta scala.

L’impatto non aveva tardato a farsi sentire: i mercati finanziari avevano tirato un sospiro di sollievo, l’indebolimento delle valute delle economie emergenti nei confronti del Dollaro si era in gran parte arrestato, la stretta creditizia per le imprese si era allentata, l’incertezza politica, pur mantenendosi elevata, sembrava attenuarsi. Tuttavia, pur riuscendo a scongiurare turbolenze sui mercati finanziari, l’economia globale aveva indubbiamente intrapreso un percorso di crescita decisamente più lento. Le nubi sembravano meno minacciose, ma l’orizzonte era quantomeno grigio, in particolare dopo la recente escalation dei dazi statunitensi sulle importazioni cinesi.

È evidente che raggiungere la pace, piuttosto che una tregua, sul fronte USA-Cina, e riuscire a eliminare l’incertezza in termini di commercio tra USA e UE, darebbe un forte impulso all'economia globale; tuttavia, anche se si raggiungesse un accordo - al momento ancora improbabile - potrebbe non bastare. Inoltre, i responsabili della politica monetaria potrebbero aver fatto quanto andava fatto, ma hanno esaurito gli strumenti a disposizione, in un contesto che vede già tassi di interesse bassi e iniezioni di liquidità. Per questo motivo, in questa edizione dell’Economic Outlook analizziamo più in dettaglio un altro strumento tipico della politica economica, ampiamente utilizzato subito dopo la Crisi: la politica fiscale.

Come vedremo in questa edizione, occorre porre un freno all’entusiasmo riguardo a ciò che sta avvenendo e che potrebbe avvenire. Ciò è dovuto, in parte, alla luce di quanto ci ha insegnato la crisi finanziaria, ovvero un debito pubblico elevato. Questo fattore limita il piano d’azione dei governi, anche se ora i tassi di interesse sono eccezionalmente bassi. Inoltre, verrebbe da chiedersi fino a che punto gli stimoli fiscali volti a sostenere la crescita della domanda, per esempio attraverso una minore imposizione fiscale, dovrebbero essere utilizzati soprattutto negli USA e nell’Eurozona. Queste economie stanno già più o meno andando a pieno regime.

Il che vuol dire che per questi importanti attori dell’economia globale l’azione del governo dovrebbe essere principalmente orientata in favore di politiche strutturali, per esempio attraverso gli investimenti nelle infrastrutture e la transizione energetica. Si tratta di politiche neutrali o persino vantaggiose dal punto di vista del debito pubblico, soprattutto se è possibile coinvolgere il settore privato. Tuttavia, solo di recente la Casa Bianca ha provato a sbloccare la situazione riguardo alla promessa elettorale di costruire “strade, ponti e aeroporti”, mentre si è ritirata dagli accordi di Parigi. Anche a livello dell’Eurozona gli sforzi si sono mantenuti limitati, benché la politica fiscale della Germania sia oggi moderatamente espansiva. Soltanto la Cina, che indubbiamente dispone di un più ampio margine di manovra dal punto di vista fiscale, ha accettato la sfida, sia in termini di infrastrutture, in casa e all’estero, con la sua iniziativa “Belt and Road”, sia in termini di transizione energetica. Ma questo non è sufficiente ad evitare il desolante quadro di crescita globale che ci troviamo ad affrontare. Per i governi, è giunto il momento di agire.

John Lorié, Chief Economist Atradius

Sintesi

L'economia globale perde slancio nel 2019 e 2020. Tuttavia, nonostante un avvio tumultuoso nei primi mesi dell’anno, alcuni sviluppi delle politiche praticate hanno contribuito ad attenuare il clima di incertezza. Le banche centrali in tutti i mercati avanzati hanno messo in attesa le loro politiche di normalizzazione monetaria, la Cina ha ulteriormente aumentato gli incentivi fiscali e monetari per stimolare la crescita, e le tensioni commerciali si sono attenuate. La persistente incertezza legata alla guerra commerciale continua ad offuscare le previsioni che, tuttavia, si confermano relativamente positive.

Punti principali

  • Dopo la significativo aumento del 3,2% nel 2018, la crescita del PIL mondiale dovrebbe rallentare al 2,7% nel 2019, ma nel 2020 dovrebbe mostrare una moderata ripresa (+2,9%).
  • I mercati avanzati stanno registrando un rallentamento generale quest’anno, soprattutto per quanto riguarda l'economia dell’Eurozona, che dovrebbe crescere soltanto dell’1,3% quest’anno e dell’1,5% nel 2020. Con l’esaurirsi dell'effetto degli stimoli fiscali, anche la crescita del PIL degli Stati Uniti dovrebbe rallentare al 2,3% quest’anno e all’1,8% nel 2020. La crescita del Giappone prosegue faticosamente, con un modesto aumento previsto nel 2019 e 2020, rispettivamente0,5% e 0,4%. Il Regno Unito è in controtendenza, ma la crescita dovrebbe mantenersi a livelli bassi: 1,5% e 1,8%.
  • Nei mercati emergenti, la crescita economica a margini più contenuti quest’anno, 4,3%, ma per poi riprendere un ragionevole slancio nel 2020, fino al 4,7%. Asia Emergente ed Europa orientale dovrebbero entrambe registrare un lieve rallentamento nel 2020, rispettivamente dal 5,6% al 5,5% e dal 2,7% al 2,5%. La crescita in America Latina e nei paesi dell’area MENA dovrebbe essere più deludente quest’anno, ma dovrebbe riprendere slancio nel 2020, mentre l’economia dei paesi dell’Africa Subsahariana dovrebbe beneficiare di un’accelerazione nel 2019 e 2020.
  • Prevediamo che i casi di insolvenza registreranno un aumento nel 2019, a causa del rallentamento dell’economia globale. Dopo il moderato calo del 2% nel 2018, quest’anno le insolvenze dovrebbero crescere del 2%, il primo incremento annuale dopo la crisi finanziaria globale.

Il Capitolo 1 illustra il contesto macroeconomico globale: cosa è successo negli ultimi sei mesi e cosa dobbiamo aspettarci nei restanti mesi del 2019 e nel 2020. La crescita economica globale sta registrando un lieve rallentamento quest’anno, legato all’esaurirsi degli stimoli fiscali negli Stati Uniti. Considerati i limitati strumenti monetari, è molto probabile che la crescita sarà sostenuta dalle politiche di bilancio. D'altro canto, l’espansione del commercio sta rallentando più velocemente. Le incertezze legate alle politiche commerciali e le turbolenze a livello mondiale hanno messo il commercio sotto forte pressione. Dopo la crescita del 3,4% nel 2018, ci aspettiamo un rallentamento ben al di sotto del 3% quest’anno, prima di una lieve ripresa nel 2020, in linea con il miglioramento delle prospettive a livello globale.

Tuttavia, permangono ancora dei significativi rischi al ribasso, anche se i rischi peggiori si sono leggermente attenuati. Il rischio principale resta quello di una diffusione delle guerre commerciali: l'escalation della questione dei dazi tra Cina e USA nel mese di maggio è la dimostrazione che, pur se più vicini a un accordo, la situazione non è ancora risolta. Inoltre, il rischio di un'escalation con l’Europa è più vivo che mai. Un rallentamento della crescita del PIL cinese rappresenta il secondo rischio principale, mentre il rischio legato al potenziale effetto di una politica errata da parte della Federal Reserve è sceso al terzo posto, grazie al miglioramento della fiducia riguardo ai processi decisionali. L’incertezza politica e le oscillazioni dei prezzi del petrolio rappresentano altri rischi al ribasso per le prospettive dell'economia globale.

Le prospettive economiche per l’Eurozona, gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Giappone sono illustrate nel Capitolo 2. L’Eurozona si sta confrontando con previsioni di crescita più moderate e continua a dover fare i conti con un clima di forte incertezza politica legata alla Brexit, ai problemi di bilancio dell’Italia e ai crescenti rischi commerciali. Gli Stati Uniti continuano a beneficiare di fondamentali solidi, ma stanno perdendo slancio con l’esaurirsi degli stimoli fiscali.  L’incertezza legata alla Brexit continua a pesare sugli investimenti delle imprese nel Regno Unito, anche se il miglioramento del contesto esterno e il moderato supporto da parte del governo contribuiscono a delineare prospettive stabili.

Il Capitolo 3 illustra le prospettive per i mercati emergenti. Le previsioni di crescita nei paesi dell’area EME sono generalmente soddisfacenti, anche se il calo del commercio globale e la persistente incertezza stanno facendo sentire il loro effetto. Mentre la crescita dell'export resta sotto pressione, l’andamento positivo continua ad essere sostenuto dalla solida domanda interna. Gli stimoli fiscali e monetari in Cina contribuiranno a favorire forti tassi di crescita dell'economia cinese, con un effetto positivo su molti altri paesi dell’area EME. Tuttavia, molte singole economie continuano a soffrire per i livelli elevati di debito, i rischi politici e le vulnerabilità esterne.

L'attuale rallentamento economico sta favorendo l’aumento delle insolvenze, come illustriamo nel Capitolo 4. Dopo nove anni consecutivi in calo, il numero delle insolvenze dovrebbe registrare un lieve aumento del 2% nel 2019. Grazie all'allentamento della stretta monetaria e all'attuale tregua nella guerra commerciale, i rischi per le imprese si sono ridotti, ma le vulnerabilità, soprattutto in termini di indebitamento, continuano a crescere.

 

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