La resistenza agli urti è forte a causa di prudenti politiche economiche e finanziarie, ma un serio turbamento del commercio globale da parte del protezionismo danneggerebbe le esportazioni.
![Rapporto Paese Cile 2019 - Panoramica](https://atradius.it/image/cile-20191.png)
![Rapporto Paese Cile 2019 - Settori](https://atradius.it/image/cile-20192.png)
Situazione politica
Stabilità politica elevata
La stabilità politica rimane elevata, a sostegno della capacità di credito del Cile e dell'ottimismo dei mercati finanziari. Dopo aver vinto le elezioni presidenziali del 2017, Sebastián Piñera, della coalizione di centro-destra “Chile Vamos”, ha preso il posto di Michelle Bachelet nel marzo 2018. “Chile Vamos” non dispone della maggioranza al Congresso, il che rende più difficile approvare una proposta di riforma fiscale per modernizzare e semplificare gli attuali sistemi fiscali e pensionistici. L'amministrazione deve ancora affrontare le strozzature esistenti in termini di capitale umano e le disuguaglianze sociali.
Situazione economica
Forte crescita economica nel 2019 e nel 2020
L'economia cilena continua a dipendere dalle esportazioni di rame (che rappresentano oltre il 40% dei proventi da esportazione e il 10% del PIL) e dalla conseguente domanda della Cina. Tuttavia, la dipendenza delle entrate pubbliche dai proventi del rame è diminuita da oltre il 25% in passato a circa il 10% e la diversificazione delle destinazioni di esportazione ha attenuato i rischi commerciali. Nel frattempo, il settore dei servizi rappresenta oltre il 60% del PIL.
![Rapporto Paese Cile 2019 - Pil](https://atradius.it/image/cile-20193.png)
La crescita del PIL ha registrato una ripresa nel 2018, trainata dall'aumento dei prezzi del rame e dall'incremento delle esportazioni e degli investimenti. Nel 2019 e nel 2020 si prevede che l'espansione economica si manterrà salda attestandosi attorno al 3% l'anno. Secondo le previsioni, l'inflazione dovrebbe rimanere entro la fascia obiettivo della Banca Centrale, rispecchiando un contesto permeato da una forte politica macroeconomica. Il settore bancario cileno è solido, ben regolamentato e sufficientemente capitalizzato, caratterizzato da un tasso contenuto di prestiti in sofferenza (circa il 2% in media). Il contesto imprenditoriale cileno è uno dei migliori della regione e il governo continua a stimolare gli investimenti esteri. Inoltre, la buona accessibilità dei capitali esteri e nazionali per le imprese locali riduce i rischi di rifinanziamento.
![Rapporto Paese Cile 2019 - Investimenti fissi](https://atradius.it/image/cile-20194.png)
Il debito pubblico centrale, ancora esiguo al 24% del PIL nel 2018, è fortemente aumentato negli ultimi 10 anni (nel 2008 era pari al 4,9% del PIL). La sua struttura rimane a basso rischio: buona parte è denominata in pesos (95%) e detenuta a livello nazionale (70%, ovvero fondi pensione), attenuando così i rischi di cambio e di rifinanziamento. Il governo ha ridotto il disavanzo di bilancio dal 2,7% del PIL nel 2017 all'1,7% nel 2018 e prevede di diminuirlo ulteriormente nel 2019 e nel 2020.
La resistenza agli shock dell'economia continua a essere forte, date le prudenti politiche macroeconomiche e finanziarie. Il tasso di cambio flessibile si sta dimostrando un ammortizzatore efficace in caso di shock, utile a mitigare l'impatto dei prezzi del rame e della volatilità della domanda esterna sulle partite correnti cilene. Il debito estero è sostenibile (con rapporti che dovrebbero scendere a circa il 60% del PIL nel 2019) e la liquidità rimane sufficiente con oltre sei mesi di copertura delle importazioni. I fondi sovrani, pari a circa 24 miliardi di dollari statunitensi, costituiscono un ulteriore ammortizzatore contro gli shock esterni.
Complici le finanze relativamente solide del Cile e un tasso di cambio flessibile, la controversia commerciale tra Stati Uniti e Cina non ha ancora avuto ripercussioni sull'economia del paese sudamericano. Ciononostante, qualsiasi interferenza grave nei flussi di scambi commerciali a livello globale, causate da misure protezionistiche aggiuntive, avrebbe senza dubbio conseguenze per gli esportatori cileni, nonostante il paese sudamericano abbia in essere accordi di libero scambio bilaterali e multilaterali con più di 60 nazioni.
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