Accompagnate a elevati tassi di interesse pari a oltre il 60%, le misure di austerità approfondiranno e allungheranno la contrazione economica
Situazione politica
Aumenta l'incertezza in vista delle elezioni presidenziali di ottobre 2019
Poco prima dell'insediamento, il presidente Mauricio Macri ha affrontato le importanti problematiche economiche lasciate in eredità dal governo precedente (ad esempio, il default del debito e il carattere estremamente interventista delle politiche), tagliando i sussidi per l'energia, abolendo le imposte sulle esportazioni, eliminando i controlli su capitali e valuta e consentendo al (sopravvalutato) peso argentino di fluttuare liberamente. All'inizio del 2016, l'Argentina ha negoziato un accordo sul debito con gli ultimi creditori holdout, riuscendo così a uscire dal default e a tornare sui mercati dei capitali internazionali.
Tuttavia, la crisi valutaria del 2018 e le successive misure di austerità, l'elevata inflazione e la contrazione economica hanno ridotto gli indici di gradimento dell'amministrazione. La mancata ripresa e la riduzione dell'inflazione nella seconda metà del 2019 potrebbero innescare disordini sociali e ridurre le possibilità di una rielezione di Macri nell'ottobre 2019.
Ciò ha accresciuto l'incertezza circa il proseguimento della sua politica di aggiustamento economico. Gli investitori guardano con diffidenza a un cambio di governo dopo le elezioni presidenziali e, in particolare, sono restii a un ritorno alle politiche economiche populiste del predecessore di Macri.
Situazione economica
Una ripresa ancora fragile
Dopo una ripresa di breve durata nel 2017, l'elevata vulnerabilità dell'Argentina alla normalizzazione della politica monetaria statunitense e ai mutamenti nella fiducia dei mercati finanziari è diventata evidente nel 2018, quando l'aumento dei rendimenti dei titoli di Stato statunitensi ha colpito il peso e gli investitori hanno iniziato a vendere attività rischiose in aprile. L'esposizione è stata determinata dal persistere di elevati disavanzi fiscali e delle partite correnti, nonché da un'elevata quota di debito in valuta estera (circa il 70%).
Sull'Argentina si è abbattuta una grave crisi di fiducia innescata dalle diverse iniziative politiche comunicate in maniera poco chiara e dalle preoccupazioni circa la sua capacità di coprire un elevato fabbisogno finanziario. Nonostante un programma del FMI messo in atto nel luglio 2018, la fuga di capitali da parte di investitori stranieri e nazionali è proseguita, facendo registrare un deprezzamento del 50% della valuta nello scorso anno e una diminuzione delle riserve ufficiali. I tentativi di arginare i deflussi aumentando i tassi di interesse a un livello record di oltre il 60% e rendendo più rigorosa la politica di bilancio sono falliti, in quanto persistevano le preoccupazioni circa l'elevato fabbisogno di finanziamento.
Per rispondere a queste preoccupazioni, nel settembre 2018 l'FMI ha aumentato la linea di credito dell'Argentina da 50 a 57 miliardi di USD e ha accelerato l'erogazione di prestiti per garantire il fabbisogno di finanziamento del governo nel 2019. Questo ha ridotto la probabilità di default dell'Argentina per il momento, ma in cambio, il governo ha dovuto accettare di pareggiare il bilancio nel 2019. Per eliminare il disavanzo fiscale primario (ossia prima del pagamento degli interessi), la spesa pubblica per le infrastrutture, i trasferimenti alle amministrazioni provinciali e le sovvenzioni per l'energia e i trasporti pubblici sono stati ridotti ed è stata applicata una tassa temporanea sulle esportazioni.
Accompagnate a elevati tassi di interesse pari a oltre il 60%, le misure di austerità approfondiranno e allungheranno la contrazione economica. Dopo la pressione al rialzo sul peso a fine 2018 e inizio 2019, che ha consentito alla banca centrale di costituire riserve, il peso si è nuovamente deprezzato da fine febbraio, a seguito delle preoccupazioni sulle possibilità di Macri di vincere le elezioni in programma a ottobre 2019. Tuttavia, l'andamento rimane in linea con la traiettoria prevista dalla fascia di non intervento della banca centrale (che viene adeguata ogni mese per tenere conto del deprezzamento del peso al fine di mantenere la competitività). Ciononostante, l'inflazione è aumentata di oltre il 50% a causa del forte deprezzamento nel 2018 e del continuo adeguamento dei prezzi. L'aumento della disoccupazione accresce il rischio di disordini sociali.
Una ripresa è prevista non prima della fine del 2019, trainata principalmente dalle esportazioni che beneficiano della debolezza del peso e di un raccolto nella norma. Un aumento delle esportazioni di prodotti agricoli (pari al 50% delle esportazioni totali) comporterebbe un afflusso di valuta forte e, unitamente alla compressione delle importazioni, ridurrebbe il disavanzo delle partite correnti. L'inflazione dovrebbe diminuire nel corso dell'anno, mano a mano che la politica monetaria estremamente restrittiva comincerà a entrare in vigore.
Documenti collegati
2.22MB PDF