Rapporto Paese Grecia 2019

Rapporto Paese

  • Grecia
  • Generale

15 ottobre 2019

Nel 2020 si prevede un'accelerazione dei consumi delle famiglie, sostenuta da un'ulteriore diminuzione della disoccupazione, da una bassa inflazione e da un aumento del salario minimo.

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Situazione politica

Il nuovo governo può contare sulla maggioranza assoluta

Le elezioni anticipate di luglio 2019 sono state vinte dal partito Nuova democrazia
(ND) di centro-destra con il 39,9% dei voti, mentre Syriza, il partito di
sinistra al potere, ha ottenuto il 31,5% delle preferenze. Grazie al bonus di 50
seggi assegnato al partito che ottiene la percentuale più elevata di voti, ND può
governare con la maggioranza assoluta (158 seggi al parlamento su 300).
Il nuovo governo mira ad aumentare la crescita economica tramite l’adozione di
politiche volte ad agevolare maggiormente le imprese. La riduzione delle tasse,
la semplificazione della burocrazia, la vendita di beni pubblici e lo sviluppo di
una serie di terreni in prossimità dell’aeroporto di Atene sono tra gli obiettivi
principali.

 

 

 

 

Situazione economica

La ripresa continua, sebbene a ritmo compassato

La crescita economica nel 2019 e nel 2020 sarà stimolata primariamente dai
consumi interni, con una maggiore fiducia delle imprese e una fiducia dei consumatori
in lenta ripresa. Gli investimenti fanno leva su un’instabilità politica ridotta
in seguito alle elezioni e sulla riapertura della concessione di prestiti da parte
delle banche (sebbene la risoluzione dell’elevato numero di crediti in sofferenza
stia ancora procedendo lentamente). Nel 2020 ci si attende un’accelerazione dei
consumi domestici, trainati dall’ulteriore calo della disoccupazione, dall’inflazione
bassa e dall’aumento del salario minimo, a beneficio di circa 600.000
dipendenti. Di contro, le esportazioni sono sempre più colpite dalla diminuzione
della domanda dell’area dell’euro e la crescita dei redditi da turismo sarà inferiore,
poiché la Turchia ha riguadagnato parte della competitività precedentemente
persa in questo settore.
Dal 2010, il tasso di cambio effettivo reale della Grecia è migliorato di oltre il 12%
e ciò si è tradotto in un aumento della competitività del paese a livello internazionale.
Alla luce dell’aumento dei salari nominali in tutta l’area dell’euro, il recente
aumento del salario minimo non rappresenta una minaccia alla competitività,
per lo meno nel breve periodo. Tuttavia, la possibilità di un ritorno agli accordi
collettivi costituisce un rischio.
I rendimenti dei titoli greci si sono ulteriormente attenuati a partire dal 2018
e nel marzo del 2019 Atene è riuscita a raccogliere 2,5 miliardi di euro con
un’emissione a 10 anni, la prima dall’inizio della crisi nel 2010. La Grecia ha
completato il programma del MES nell’agosto del 2018 senza l’opzione per una
linea di credito precauzionale. Il paese si è però accordato con i suoi creditori
per continuare ad applicare le riforme concordate nell’ambito del programma.
Atene si è impegnata a ottenere avanzi primari annui di bilancio (al lordo degli
oneri del servizio del debito) del 3,5% del PIL fino al 2022. Il saldo di bilancio per
il 2018 ha fatto registrare un surplus dell’1,1% del PIL per la terza volta di fila e
un avanzo primario di addirittura il 4,3% del PIL. Questo risultato sopra le attese
si deve alla sottoesecuzione continua dei tetti di spesa, in particolare per quanto
concerne gli investimenti pubblici.
Il rischio di non riuscire a conseguire l’obiettivo degli avanzi primari è però aumentato,
a causa di una sentenza giudiziaria avversa ai tagli alle pensioni del
2012 e alla decisione pendente del Consiglio di Stato sulla riforma pensionistica.
Altre problematiche sono relative alle potenziali sopravvenienze passive correlate
al settore bancario e ai piani del nuovo governo di ridurre le tasse al fine di
accelerare la crescita economica.

Il debito pubblico ha raggiunto nel 2016 il picco del 181% del PIL, ma da allora è
diminuito e dovrebbe raggiungere il 172% del PIL nel 2020, una cifra peraltro
ancora decisamente troppo elevata. Pur tenendo in considerazione un ulteriore
sgravio da parte dell’Eurogruppo nei primi anni del decennio del 2030, il debito
non scenderà sotto il 100% fino al 2048.
Il processo di privatizzazione per ora si è mosso lentamente e il suo obiettivo
iniziale di 50 miliardi di euro di proventi è già stato aggiustato al ribasso in più
occasioni. Finora, si stima siano stati raccolti 5,5 miliardi di euro.

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