Rapporto Paese Tailandia - Agosto 2020

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06 agosto 2020

Dopo una debole performance nel 2019, l'economia tailandese si trova ad affrontare grandi sfide quest'anno, in quanto le esportazioni e il turismo hanno subito un forte calo

Performance forecast of Thai industries | Atradius

Situazione politica

L'esercito per il momento mantiene il controllo sul paese

Nonostante la fine formale del governo militare nel 2019, l'esercito continua a controllare la nuova amministrazione. Le elezioni generali del marzo 2019 hanno portato a un governo di coalizione guidato dal partito Phalang Pracharat (PP), allineato alle forze armate, sotto la guida del primo ministro Prayuth Chan-ocha. Un Senato interamente nominato dall'ex giunta e un gabinetto con diversi ex generali in posizioni centrali, contribuiscono a garantire il dominio dell'esercito.

La situazione politica rimane per il momento stabile, ma il conflitto latente che deriva dalla profonda divisione politica, sociale ed economica tra il vecchio establishment (esercito, magistratura e alta borghesia urbana) del sud e i poveri delle campagne del nord non è ancora stato risolto, ed è improbabile che scompaia presto. Le tensioni potrebbero essere esacerbate dalla crisi economica in corso, poiché sia la disoccupazione che la povertà sono in aumento (circa 20 milioni di persone hanno richiesto i sussidi statali e un terzo della forza lavoro è disoccupato). I disordini sociali continuano ad essere un fattore di rischio, soprattutto se l'attuale recessione economica dovesse perdurare.

Situazione economica

Previsto per il 2020 un forte rallentamento dell’economia

L'economia tailandese mostrava già segnali di debolezza nel 2019, con una crescita del PIL scesa al 2,4%. Mentre i consumi delle famiglie sono rimasti sostenuti, la crescita degli investimenti fissi ha visto un rallentamento. Sia la produzione industriale che le esportazioni hanno subito una contrazione (rispettivamente del 3,8% e del 2,6%), a causa della debolezza del commercio mondiale, delle tensioni commerciali USA-Cina e della forza del baht.

La pandemia globale di coronavirus ha portato dall'inizio del 2020 a una drastica contrazione dell'attività economica e il PIL quest'anno dovrebbe ridursi del 5,7%. Le esportazioni (soprattutto elettroniche e automobilistiche), che risentono delle interruzioni della catena di fornitura e del deterioramento della domanda esterna, si prevede che quest’anno subiranno una forte contrazione di oltre il 16%. Anche la produzione industriale dovrebbe diminuire di oltre il 10%, mentre i settori dell'automobile e dell'elettronica potrebbero affrontare una flessione del 12% ciascuno.

Le misure governative per contenere l'epidemia e la paralisi del turismo continuano a colpire la domanda interna. I consumi privati dovrebbero ridursi del 2,6%, in quanto la disoccupazione è in aumento, e un alto livello di indebitamento delle famiglie impedisce una spesa aggiuntiva. L'impatto del coronavirus è particolarmente sentito nel settore turistico tailandese, pesando sulla crescita del settore dei servizi. Il turismo genera infatti più del 10% del PIL della Tailandia, ed i turisti cinesi hanno rappresentato più del 25% delle entrate turistiche nel 2019. In aprile è stato imposto il divieto di effettuare voli con passeggeri in arrivo e la spesa dei turisti stranieri è diminuita del 65% rispetto all'anno precedente.

Messe in atto misure fiscali e monetarie

Per sostenere l'economia all'inizio del 2020 la Banca Centrale ha abbassato due volte il tasso di interesse di riferimento, portandolo allo 0,5%. Tra le altre misure, sta anche offrendo speciali agevolazioni creditizie e sostegno ai mercati obbligazionari. Tra marzo e aprile, il governo ha presentato tre pacchetti di stimolo, pari a circa il 10% del PIL, che comprendono detrazioni fiscali per le imprese e aiuti di liquidità per i lavoratori e gli agricoltori. In stretta collaborazione con la Banca Centrale, lo stimolo mira anche a stabilizzare il settore finanziario e a fornire assistenza finanziaria alle piccole e medie imprese.

Grazie al basso tasso d'inflazione e a un ampio surplus esterno a sostegno del tasso di cambio del baht, c'è ancora spazio per un ulteriore allentamento monetario. Il settore bancario tailandese, inoltre, è sano, con banche ben capitalizzate. Il baht tailandese è soggetto a un regime gestito di fluttuazione del tasso di cambio, che riduce i rischi di volatilità.

Il deficit fiscale aumenterà notevolmente nel 2020, ma le finanze pubbliche rimangono sostenibili. Anche se il debito pubblico dovrebbe aumentare a circa il 43% del PIL nel 2020 (era al 34% del PIL nel 2019), esso è per lo più finanziato a livello nazionale, il che garantisce resistenza agli shock esterni. Il livello del debito estero è in aumento ma rimane sostenibile, mentre le riserve internazionali sono ad un livello adeguato, con oltre 12 mesi di copertura delle importazioni.

Gli ostacoli ad una maggiore crescita futura

Nell'ipotesi che la pandemia di coronavirus possa essere contenuta nel 2020 e che l'economia globale inizi a riprendersi, si prevede che l'economia tailandese riprenderà a crescere di circa il 7% nel 2021. Tuttavia, ci sono diverse criticità che potrebbero ostacolare una solida crescita a medio e lungo termine.

Il governo continuerà a sviluppare grandi progetti infrastrutturali e ad attirare investitori stranieri con la creazione di zone economiche speciali. Tuttavia, i risultati economici sono già stati piuttosto deludenti nell'ultimo decennio. Dal 2009 al 2019, il tasso di crescita annuale del PIL della Tailandia è stato in media del 3,6%, in ritardo rispetto ai suoi pari della regione come la Malesia (5,3%) e il Vietnam (6,5%). L'elevato indebitamento delle famiglie tailandesi (oltre il 75% del PIL nel 2019) rimane un fattore di rischio per l'economia, e la competitività del paese in ambito regionale è diminuita a causa di livelli medi dei salari più elevati (ad esempio rispetto al Vietnam). Allo stesso tempo, la quota della popolazione in età lavorativa dovrebbe diminuire, passando dal 65% nel 2020 al 56% nel 2040. Ciò comporterebbe un notevole rallentamento della crescita economica a lungo termine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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