Poiché oltre il 60% dei materiali da costruzione è importato dall’UE, l’eventuale aumento dei dazi o limitazioni alle quantità a seguito della Brexit, potrebbero determinare un aumento dei costi.
- Il 2019 sarà un anno difficile
- I casi d’insolvenza dovrebbero registrare un ulteriore aumento
- Stretta creditizia da parte delle banche
Nel 2018 la domanda del settore edile britannico si è mantenuta stabile nonostante alcuni segnali di rallentamento delle attività a partire dalla seconda metà dell’anno. Il Regno Unito soffre di una carenza di alloggi e la domanda supera l’offerta. Ne deriva che le attività del sotto-settore dell’edilizia residenziale dovrebbero mantenersi ragionevolmente positive nel breve/medio termine. Il settore dell’edilizia commerciale ha registrato un andamento piuttosto positivo nel 2018, ma la crescente riluttanza dei clienti (legata alla Brexit) a piazzare ordini per nuovi progetti comincia a pesare sulle imprese.
Nel segmento dell’edilizia pubblica sono in corso alcuni importanti progetti che tuttavia non sono privi di problemi a causa dei ritardi di aggiudicazione e delle forti pressioni sui costi. Mentre il sotto-settore dei materiali da costruzione è sostenuto dal solido andamento del segmento dell’edilizia abitativa, le prospettive a breve termine sono instabili a causa del forte livello d’incertezza legato alla Brexit.
Il 2019 dovrebbe essere un anno piuttosto difficile per l’edilizia a causa della persistente incertezza riguardo alla Brexit e al suo impatto potenziale sulla produzione, sugli investimenti e sull’attuale carenza di manodopera specializzata. Le ripercussioni sulle imprese causate dal fallimento del colosso Carillion all’inizio del 2018 (il peggiore caso d’insolvenza mai registrato nel settore) sono ancora elevate e investitori e finanziatori stanno adottando particolare cautela.La pesante eredità legata ai contratti sottoscritti in passato ha rappresentato un grave problema per il settore negli ultimi 4-5 anni: infatti, molte imprese si erano impegnate in contratti a rischio che non si sono rivelati redditizi. Tuttavia, fatta eccezione per alcuni problemi legati a contratti di recupero dell’energia dai rifiuti, sembra che le conseguenze saranno meno significative nel 2019.
L’accesso al finanziamento bancario è difficile poiché le banche sembrano sempre più intenzionate a ridurre la loro esposizione nei confronti dell’edilizia e dei settori collegati, il che potrebbe avere un impatto sul livello di fiducia di altri fornitori di crediti. Tutto questo potrebbe avere ripercussioni sulla liquidità delle imprese edili a medio termine, oltre che sull’accesso a linee di credito a revoca.
I pagamenti nel settore edile britannico richiedono in media 75-90 giorni e il livello di ritardi di pagamento resta elevato. Dopo l’aumento registrato nel 2018, il numero di notifiche di mancato pagamento dovrebbe continuare a crescere nel primo semestre di quest’anno. I casi d’insolvenza nel settore hanno toccato un livello elevato tra gennaio e settembre dello scorso anno e sono cresciuti di oltre il 16% soltanto nel terzo trimestre del 2018. Per quest’anno le prospettive d’insolvenza sono negative, con un ulteriore aumento previsto a causa della maggiore incertezza economica, dei persistenti ritardi di pagamento, dell’assenza di supporto da parte dei fornitori, del superamento dei costi nei contratti, dei costi crescenti e delle questioni legate ai pagamenti trattenuti a garanzia. L’effetto a catena del fallimento di Carillion continuerà a farsi sentire su fornitori e subappaltatori (secondo alcuni dati non ufficiali, i pagamenti trattenuti a garanzia a carico di Carillion potrebbero ammontare a 1 miliardo di Sterline). Se i prossimi mesi non porteranno maggiore chiarezza sulle condizioni di uscita del Regno Unito dall’UE, i segmenti dell’edilizia commerciale e delle infrastrutture potrebbero trovarsi in difficoltà a causa della diminuzione degli investimenti. Al momento, sembra che gli investitori preferiscano rimandare piuttosto che cancellare i progetti in attesa di conoscere gli esiti della Brexit. Poiché oltre il 60% dei materiali da costruzione è importato dall’UE, l’eventuale aumento dei dazi o l’imposizione di limiti alle quantità a seguito dell’uscita dall’UE potrebbero determinare un aumento dei costi per le imprese edili britanniche e una carenza di materiali. Una volta che il Regno Unito sarà uscito dal Mercato Unico, è probabile che si aggraverà anche l’attuale carenza di manodopera specializzata, soprattutto se non si troverà un accordo con l’UE in merito alla libera circolazione delle persone. Questo potrebbe aumentare la pressione sui salari e le imprese edili potrebbero quindi dover sostenere costi più elevati.
Al momento il settore edile britannico sta continuando a beneficiare dell’accesso alla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e al Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI), che hanno investito 7,8 miliardi di Euro in importanti progetti infrastrutturali nel Regno Unito ed erogato prestiti per oltre 500 milioni di Euro alle piccole imprese edili britanniche. La perdita di questo sostegno finanziario potrebbe avere un forte impatto sulla capacità delle imprese di ultimare i grandi progetti infrastrutturali (tra cui la High Speed 2) e ridurre le opportunità di sviluppo per le start-up. Continuiamo a valutare con attenzione la concessione di copertura, analizzando i rischi caso per caso. Oggi più che mai è necessario poter disporre di dati finanziari aggiornati, a cui affianchiamo anche visite, incontri e teleconferenze con gli acquirenti in modo da prendere decisioni informate. Gli ultimi dodici mesi hanno insegnato che le imprese possono fallire più rapidamente che in passato poiché gli azionisti a volte adottano misure drastiche per salvaguardare la loro posizione.
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