L'andamento è influenzato dal rallentamento della domanda del settore automobilistico, dall'incertezza sulla politica fiscale italiana e dal contenzioso commerciale tra Stati Uniti e Cina.
- La crescita sta rallentando a causa della minore domanda da parte delle principali industrie acquirenti
- I pagamenti richiedono in media 60 giorni
- Aumentano i casi di insolvenza previsti per il 2019
La produzione chimica italiana è aumentata solo dell’1% nel 2018, con una crescita delle esportazioni (pari al 55% dei ricavi totali) del 2% (rispetto al 9% del 2017), laddove la domanda interna ha addirittura subito una contrazione nel quarto trimestre del 2018. Nell’arco dello scorso anno, la domanda proveniente da settori chiave per gli acquirenti, come l’edilizia nazionale e l’industria automobilistica europea, ha subito un rallentamento. Le vendite di prodotti chimici all’industria automobilistica sono ulteriormente diminuite nel primo semestre del 2019 e non si prevede una ripresa.
Complice la debole crescita dell’economia italiana, la domanda interna di prodotti chimici dovrebbe aumentare dello 0,9% nel 2019, mentre è atteso un incremento delle esportazioni dell’1,9%. La crescita complessiva della produzione segnerà un +0,7%. Oltre al rallentamento globale della domanda da parte del comparto automobilistico, l’andamento del settore è influenzato dall’incertezza sulla politica fiscale italiana, dalla disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina, nonché dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti e UE.
Nel 2018, la produzione dell’industria farmaceutica in Italia è stata pari a 32 miliardi di euro (+3% rispetto all’anno precedente), con una quota del 40% dei ricavi totali dai produttori di proprietà italiana. Le esportazioni hanno rappresentato il 79% dei ricavi totali, mentre la spesa farmaceutica in Italia, tra le più basse d’Europa, è in ulteriore diminuzione.
Nonostante il più difficile contesto di mercato, si prevede che i margini di profitto delle imprese chimico-farmaceutiche italiane si manterranno generalmente stabili nei prossimi 12 mesi. In media, i pagamenti nel settore chimico-farmaceutico italiano richiedono circa 60 giorni. L’esperienza di pagamento è discreta e il livello dei ritardi di pagamento è rimasto stabile negli ultimi due anni.
Sebbene il numero di insolvenze nel settore chimico sia più basso rispetto ad altri settori industriali italiani, ci aspettiamo una (lieve) crescita dei ritardi nei pagamenti e dei fallimenti aziendali nei prossimi 6 mesi, innescata dalla minore domanda da parte di tutti i principali segmenti di clientela e dall’aumento dei giorni medi di incasso (DSO) sui mercati finali. L’accesso ai prestiti bancari potrebbe essere reso più rigoroso dopo la conclusione del programma di quantitative easing della Banca Centrale Europea. Tuttavia, ci aspettiamo che l’aumento delle insolvenze nel settore chimico sia ancora inferiore all’incremento del 6% previsto per le imprese italiane in generale nel 2019.
Considerando il livello ancora basso delle sofferenze bancarie e la solvibilità superiore alla media di molte imprese, il nostro approccio assicurativo nei confronti del settore chimico-farmaceutico italiano è positivo o neutro. Ciononostante, il nostro approccio è restrittivo per il settore petrolchimico, che risente della volatilità dei prezzi e della forte concorrenza, unita alla debole struttura finanziaria di molti operatori. Soprattutto i grossisti del settore petrolchimico mostrano margini molto bassi e devono affrontare problemi legati a prezzi contenuti e reati fiscali. I grossisti farmaceutici hanno generalmente una bassa solvibilità e un indice indebitamento/fondi propri (gearing ratio) elevato. L’assistenza bancaria è fondamentale per il fabbisogno di capitale circolante dato l’aumento dei giorni medi di incasso per i clienti finali.
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