I fornitori attivi nei segmenti delle parti di motori a combustione e dei metalli per auto sono gravemente colpiti dal deterioramento della domanda e da un elevato livello di concorrenza.
- Aumento previsto delle insolvenze nei prossimi anni
- Supporto finanziario a rischio per le imprese più piccole
- Lentezza dei pagamenti ancora elevata rispetto agli altri paesi
Dopo la solida crescita registrata nel 2017, l’andamento del settore automobilistico italiano ha subito un peggioramento nel 2018 e le prospettive a medio termine sono piuttosto negative, con un aumento del rischio di credito nel segmento dei fornitori. La nostra valutazione dell'andamento del settore è stata recentemente rivista al ribasso (in discesa da “Discreto” a “Cupo”).
Secondo i dati dell’associazione ACEA, dopo quattro anni di crescita le vendite di veicoli in Italia sono diminuite del 3,1% nel 2018 e del 3,5% nei primi sei mesi del 2019. Lo scorso anno la domanda interna di componenti automobilistici (in flessione del 7,5%) è stata parzialmente compensata dall’aumento delle esportazioni (+6,6%); tuttavia, l'espansione dell'export ha registrato una battuta d’arresto a causa del rallentamento del mercato automobilistico in Europa, con conseguenze soprattutto sui fornitori italiani orientati all'export.
A causa della crescita modesta del PIL e la crescente incertezza economica, le vendite di veicoli sul mercato interno dovrebbero mantenersi piatte almeno per i prossimi 12 mesi. Le vendite di vetture diesel risentono dell'effetto delle eco-tasse, mentre gli incentivi statali per i veicoli a basse emissioni vanno a vantaggio soprattutto delle vendite di vetture di produzione estera.
Aumento previsto delle insolvenze del 5%
In media, i pagamenti nel settore automobilistico italiano oscillano tra 60 e 90 giorni e tra 120 e 150 giorni a seconda dell'acquirente finale e se il capitale d’esercizio richiesto può essere ottenuto da banche o fornitori. Le abitudini di pagamento si erano mantenute piuttosto buone fino alla prima metà del 2018, ma da allora i casi di mancato pagamento hanno registrato un aumento con una tendenza che dovrebbe proseguire nei prossimi mesi. Il livello delle insolvenze nel settore automobilistico si è mantenuto basso rispetto ad altri comparti; tuttavia, nei prossimi 12 mesi si prevede un aumento dei fallimenti di circa il 5%,
in particolare per quanto riguarda i fornitori più piccoli, soprattutto quelli attivi nei segmenti dei componenti per motori a combustione e di parti in metallo a causa della contrazione della domanda, del forte livello di concorrenza e della frammentazione dei canali di distribuzione.
Nel 2017 molti piccoli fornitori di 2° livello hanno già registrato un peggioramento in termini di situazione patrimoniale, solvibilità e liquidità e ciò ne ha indebolito l’elasticità necessaria per affrontare l’attuale crisi del mercato. Allo stesso tempo i distributori/grossisti di pneumatici devono confrontarsi con la forte concorrenza e le mutevoli condizioni di mercato.
A partire dalla fine del 2018 abbiamo quindi adottato un approccio assicurativo più restrittivo nei confronti dei fornitori del settore automobilistico, pur mantenendo un approccio neutro o aperto per quanto riguarda il segmento dei produttori OEM. Nel caso del segmento dei concessionari, il nostro approccio assicurativo dipende in larga misura dalla solidità del marchio e dalle dimensioni dell’impresa.
Prospettive deboli a medio termine con un aumento dei casi di fallimento
Dati gli attuali cambiamenti sul mercato (transizione verso l’e-mobility, digitalizzazione), le prospettive a medio termine per il settore si confermano piuttosto modeste. Poiché i produttori OEM stanno introducendo misure di riduzione dei costi, la pressione sui fornitori in materia di prezzi è destinata ad aumentare e potrebbe determinare una contrazione dei margini di profitto e un peggioramento della lentezza dei pagamenti.
Pur essendo generalmente considerati innovativi e tecnologicamente avanzati, i produttori italiani di 1° livello mostrano un basso livello di capitalizzazione e sono fortemente dipendenti dalle banche in termini di spesa in conto capitale. Ciò potrebbe rivelarsi un punto debole a causa dei problemi persistenti del settore finanziario italiano.
Al momento sembra che molti piccoli fornitori di 2° livello, con una quota modesta di spesa in conto capitale e che operano nella produzione di componenti a basso contenuto tecnologico, non siano in grado di progredire lungo la catena del valore e ciò ne aumenta il rischio d’insolvenza. Durante la crisi economica del 2008/2012 molti piccoli operatori avevano dovuto abbandonare il mercato e sembra che in questa fase di trasformazione del settore molte altre piccole imprese con bassi livelli d’investimenti andranno incontro allo stesso destino.
Allo stesso tempo, le prospettive in termini di supporto da parte del Governo per sostenere il settore in questo momento difficile (per esempio, attraverso piani di vendita di vetture sul mercato interno, supporto a Ricerca e Sviluppo, sgravi fiscali) sono limitate dai tagli di bilancio e dal livello elevato di debito pubblico.
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