È previsto un forte aumento delle insolvenze. Un ulteriore deprezzamento della lira aumenterebbe la pressione sul segmento delle grandi imprese, fortemente indebitate.
Situazione politica
Le relazioni con l'UE e gli USA restano tese
Il presidente Erdogan ha vinto le elezioni presidenziali del giugno 2018 al primo turno, consolidando definitivamente il suo potere, poiché con questo voto è stato completato il passaggio al nuovo sistema presidenziale . Alle elezioni parlamentari del giugno 2018 l'alleanza dell'AKP di Erdogan con il partito nazionalista MHP ha vinto con il 53,7% dei voti. Nelle elezioni amministrative del marzo 2019 l'AKP è stato di nuovo il partito con la più alta percentuale di voti, ma il CHP di opposizione ha vinto le elezioni municipali in diverse grandi città.
La parte sud-orientale del Paese è tuttora interessata dalla guerra civile in Siria e dagli interventi transfrontalieri dell'esercito turco. Le relazioni con i partner occidentali (UE e USA) restano tese. Le questioni geopolitiche più recenti sono l'intervento turco nella guerra civile in Libia e la sovrapposizione delle rivendicazioni marittime nel Mar Mediterraneo con la Grecia e la Repubblica di Cipro.
Situazione economica
Un rimbalzo contenuto
All'indomani della crisi valutaria del 2018, l'economia turca è cresciuta solo dello 0,9% nel 2019. All'inizio del 2020 l'economia è ripartita con una forte crescita del credito, ma la ripresa economica è stata bruscamente interrotta dalla pandemia di coronavirus e dalle successive misure di contenimento, che stanno avendo un forte impatto sia sulla domanda interna che su quella esterna. Si prevede una contrazione del PIL del 5,1% nel 2020, in quanto i consumi privati e gli investimenti si ridurranno (rispettivamente del 6% e del 2,4%) e il settore del turismo sarà duramente colpito. La flessione è aggravata dalla debolezza della domanda esterna, con una previsione di contrazione delle esportazioni di quasi il 14% quest'anno, nonostante il massiccio deprezzamento della lira.
La volatilità dei tassi di cambio resta un fattore di rischio
La lira turca ha già mostrato una notevole volatilità nel 2018 e nel 2019. Oltre alle preoccupazioni per i molteplici rischi geopolitici e per il fatto che le riserve estere sono in realtà inferiori a quanto indicano i dati ufficiali, un problema importante sono stati i dubbi sull'indipendenza della Banca Centrale (il governo ha ripetutamente espresso il parere che gli alti tassi di interesse causano un'alta inflazione e ha assunto un maggiore controllo sulla politica monetaria). Da allora persistono seri dubbi sull'indipendenza della Banca Centrale.
Il forte deflusso di capitali dai mercati emergenti nel primo trimestre del 2020 ha portato ad un forte deprezzamento della lira, che fino a maggio 2020 ha perso circa il 15% del suo valore rispetto al dollaro USA. Di conseguenza, la Banca Centrale è intervenuta per sostenere la lira vendendo oltre 60 miliardi di dollari delle sue riserve in valuta estera. Allo stesso tempo, le autorità di regolamentazione hanno inasprito i limiti sulla quantità di lire che le banche locali possono fornire alle istituzioni finanziarie estere. Per rafforzare le sue riserve di valuta estera, nel maggio 2020 la Turchia si è assicurata un triplice accordo di swap valutario con il Qatar, fino a 15 miliardi di dollari. Inoltre, la Turchia ha un accordo di currency swap anche con la Cina.
La Turchia si affida all'afflusso netto di capitali dall'estero per finanziare il suo deficit di partite correnti, ma attirare flussi di capitali sufficienti potrebbe rivelarsi problematico nel contesto attuale. La sua economia a basso risparmio rimane molto vulnerabile alla fuga di capitali. Le entrate del turismo come principale fonte di afflusso di valuta estera (stimate a 34,5 miliardi di dollari nel 2019) sono fortemente diminuite nel primo semestre del 2020, e un rimbalzo nel secondo semestre dipenderà dalla evoluzione della pandemia di coronavirus.
La Banca Centrale ha abbassato il tasso di interesse di riferimento all'8,25%, ancora al di sotto del tasso di inflazione (previsto al 10,9% nel 2020). L'obiettivo è quello di stimolare l'economia con maggiori volumi di credito disponibile a tassi vantaggiosi. Tuttavia, poiché i tassi d'interesse reali continuano ad essere negativi, permane la preoccupazione che ulteriori significativi tagli dei tassi stessi possano innescare un altro ciclo di deprezzamento della valuta, con un'elevata inflazione.
Nel 2020 il deficit di bilancio dovrebbe aumentare al 5,5% del PIL, in quanto il governo sta cercando di stimolare l'economia. Il debito pubblico salirà al 40,5% del PIL (31% del PIL nel 2019). Nonostante questo aumento, il livello del debito pubblico rimane basso rispetto agli standard internazionali, ma è vulnerabile al rischio di cambio, dei tassi di interesse e di rifinanziamento, in quanto quasi la metà di esso è denominato in valuta estera. Le passività potenziali sono aumentate a causa del programma di garanzia del credito e dell'aumento dei prestiti attraverso le banche statali, mentre l'emissione di nuovo debito è attualmente più costosa.
Ulteriori deprezzamenti della lira aumenterebbero la pressione sul segmento delle grandi aziende fortemente indebitate
Il livello del debito estero, che è detenuto per lo più dal settore privato (banche e imprese), aumenterà nel 2020 fino a superare il 200% delle esportazioni di beni e servizi. Le imprese turche, in particolare nei settori dell'energia, dei materiali da costruzione, dell'acciaio, dei trasporti (compagnie aeree) e della chimica, hanno sottoscritto in larga misura prestiti in valuta estera dalle banche locali. Alcune società hanno ristrutturato il loro debito estero e gli oneri di servizio sono diminuiti, ma le passività rimangono ancora elevate e sensibili ai rischi legati ai tassi d'interesse, di rollover e di cambio. Molte imprese pagano tassi elevati per i prestiti e sono estremamente danneggiati dalla debolezza della valuta locale per i rimborsi del debito estero.
Molti settori in difficoltà con un forte aumento dei casi di insolvenza
A causa della debole performance economica del 2019, la situazione del rischio di credito e la performance commerciale di alcuni settori chiave si era già deteriorata lo scorso anno, e questa tendenza negativa accelererà nel 2020 a causa della profonda recessione, con ritardi nei pagamenti e insolvenze che si prevede quest'anno aumenteranno notevolmente.
Si prevede un ulteriore aumento dei fallimenti nel settore delle costruzioni e dei materiali da costruzione a causa del crollo economico. Le imprese di questi segmenti hanno già sofferto nel 2019 per eccesso di capacità produttiva, elevato indebitamento e scarsa liquidità. Il settore automobilistico, molto orientato all'esportazione, è pesantemente colpito da una forte riduzione della produzione di automobili e di parti di ricambio per auto, con molte imprese che devono affrontare difficoltà di finanziamento e carenze di liquidità. Come conseguenza del deterioramento della domanda da parte di questi settori chiave di acquisto, i settori dei macchinari, metallurgico e dell'acciaio stanno soffrendo molto, e si prevede un alto livello di insolvenze nel 2020.
L'industria dei beni durevoli di consumo subisce l'impatto negativo dei lockdown, la diminuzione del livello di fiducia dei consumatori, il deprezzamento della valuta e l’aumento della disoccupazione. La solidità finanziaria di molte imprese si è gravemente deteriorata e si prevede un forte aumento delle insolvenze nel segmento del commercio al dettaglio non alimentare. Il settore ICT è esposto a un rischio di credito superiore alla media a causa dell'aumento dei prezzi delle importazioni e del calo della domanda dei consumatori. L'eccesso di capacità produttiva, la bassa capitalizzazione, la diminuzione della domanda interna e delle esportazioni e la concorrenza dell'Asia orientale, stanno causando forti problemi di liquidità ai produttori e ai dettaglianti del settore tessile. Il tasso dei crediti bancari in sofferenza in questo settore è salito a più dell'8%.
Possibile una buona ripresa, anche se rimangono fattori di rischio
Attualmente si prevede una decisa ripresa dell'economia turca nel 2021, pari al 6,7%, sulla base di un forte rimbalzo delle esportazioni (+14%) e della domanda interna. Tuttavia, qualora non si verificasse una rapida riattivazione dei mercati interni e dei principali mercati di esportazione (ad esempio a causa di una seconda ondata di coronavirus), la Turchia sarebbe molto vulnerabile agli shock economici globali e potrebbe addirittura subire una crisi valutaria globale.
Persistono limiti strutturali ad una crescita a lungo termine
Senza un impegno di riforma globale che vada oltre la risoluzione di questioni a breve termine, la futura capacità di generare profitti dell'economia turca rimane limitata dagli squilibri macroeconomici legati all'elevata crescita del credito, all'alta inflazione e al forte deficit con l'estero. A ciò si aggiungono questioni strutturali legate al basso tasso di risparmio e alla scarsa competitività, che limitano l'afflusso di Investimenti Esteri Diretti. La propensione agli investimenti è inoltre ostacolata da un sistema giudiziario debole e da un mercato del lavoro poco flessibile. Anche le iniziative di privatizzazione delle banche statali e del settore energetico procedono troppo lentamente. Senza riforme strutturali per aumentare i risparmi, ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia e migliorare le condizioni di investimento, il tasso di crescita potenziale della Turchia scenderà al 3% - 3,5% all'anno nel lungo periodo – un aumento non sufficiente ad assorbire l'aumento della popolazione in età lavorativa di circa un milione di persone all'anno.