Forte aumento delle insolvenze nel 2020 per il Covid-19

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01 settembre 2020

Si prevede che le insolvenze delle imprese a livello globale aumenteranno del 26% nel 2020, poiché la pandemia di coronavirus spinge l'economia mondiale verso la recessione

  • Le insolvenze stanno aumentando in tutti i mercati, ma l'attuazione di misure fiscali e la sospensione temporanea delle procedure relative alle insolvenze in alcuni paesi ne stanno frenando la crescita.
  • La RAS di Hong Kong, la Turchia e gli Stati Uniti si contraddistinguono per un elevato aumento annuale delle insolvenze nel 2020. In Europa, il Portogallo e i Paesi Bassi sono tra i paesi con un più forte aumento dei fallimenti.

Con l'allentamento della pressione sui negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina e il consolidamento di nuove vie per la produzione globale, l'anno è iniziato in modo relativamente positivo. Tuttavia, la pandemia di Covid-19 ha spento le speranze nascenti di una ripresa. Il PIL globale dovrebbe contrarsi del 4,5% su base annua, il che rende questa recessione peggiore della crisi del 2009. La Cina è l'unico mercato importante che si prevede possa sfuggire alla recessione. Essendo in anticipo sulla curva epidemica, la Cina ha avvertito il maggiore impatto economico nel primo trimestre del 2020, mentre nel secondo trimestre l'attività economica ha registrato una ripresa del 3,2% su base annua. Per la maggior parte delle altre regioni il peso della recessione si è fatto sentire nel secondo trimestre. Ci si può aspettare una ripresa nella seconda metà del 2020, nell'ipotesi che le misure di blocco vengano gradualmente attenuate. Ciò creerebbe anche un positivo "effetto di traino" per il 2021. La ripresa nel 2021 è in ogni caso incerta. Sarà infatti condizionata dallo sviluppo e dalla somministrazione di un vaccino o, in alternativa, da uno stato del mondo in cui gli effetti dell'allontanamento sociale sulle attività economiche siano ampiamente superati.

La portata della contrazione economica varia da paese a paese poiché è influenzata da numerosi fattori. Innanzitutto, si prevede che la recessione economica sarà maggiore nei paesi dove sono stati applicati lockdown più lunghi e restrittivi. Tali misure di contenimento impediscono la produzione e il consumo di prodotti e servizi. Inoltre, la domanda può diminuire con la perdita di reddito dei lavoratori e l’aumento dell’incertezza economica fa crescere la propensione al risparmio. L'Italia, la Francia e la Spagna sono gravemente colpite dal virus e hanno attuato lunghe e severe misure di contenimento. Tutti questi Paesi stanno assistendo a una forte contrazione del PIL nel 2020.

In secondo luogo, questioni di strutturazione settoriale. Paesi dell'Europa meridionale come la Spagna, l'Italia, la Francia, il Portogallo e la Grecia sono più esposti alla crisi attuale, in quanto la loro attività economica dipende fortemente dal turismo e dai servizi, limitati dall'epidemia di coronavirus. Di questo gruppo di paesi, la Grecia mostra le migliori prospettive, in quanto finora ha avuto più successo nel contenere la diffusione del virus.

D'altro canto, i paesi dell'Europa del Nord dovrebbero in generale assistere a minori contrazioni. La Germania, la Danimarca, l'Austria e i Paesi Bassi sono meno dipendenti dal turismo e stanno riuscendo meglio a contenere le nuove infezioni, con economie che sembrano adattarsi più facilmente alle restrizioni sociali.

La Svezia ha registrato la più bassa contrazione del PIL tra tutti i paesi che abbiamo analizzato. Questo perché il governo sta cercando di attuare una politica di "immunità di gregge" lasciando che il virus si diffonda più liberamente. Di conseguenza, le attività economiche sono meno limitate. Nonostante l'approccio relativamente blando, l'economia svedese entrerà comunque in recessione quest'anno. Uno dei motivi è che le persone, soprattutto quelle appartenenti a gruppi a rischio come gli anziani, si astengono volontariamente da certi consumi. Per esempio, scelgono di non andare nei caffè e nei ristoranti, poiché ciò comporta il rischio di contrarre un'infezione. Un'altra ragione per cui la Svezia non è stata in grado di evitare del tutto la recessione è che è esposta, attraverso i legami commerciali e finanziari, allo shock negativo proveniente dal resto d'Europa.

Il Regno Unito si distingue come il paese del Nord Europa con la più alta contrazione del PIL. Come in Svezia, il governo del Regno Unito ha inizialmente cercato di attuare una politica che portasse all’immunità di gregge, con una diffusione ampia e controllata. Tuttavia, l'economia è stata costretta poi ad affrontare un brusco e rigido lockdown, poiché è diventato evidente che il sistema sanitario non era in grado di far fronte all'alto tasso di infezioni che si stavano diffondendo nel Paese. Ciò che complica ulteriormente la situazione è che l'economia soffre per l’incertezza legata alla Brexit. Il Regno Unito e l'Unione Europea stanno cercando di trovare un accordo su un futuro rapporto politico e commerciale prima della fine di quest'anno, ma vi è grande incertezza sulla possibilità di chiusura del negoziato.

Al di fuori dell'Europa, gli Stati Uniti, il Giappone e l'Australia hanno una prospettiva più positiva rispetto alla maggior parte dei paesi europei. Gli Stati Uniti, pur essendo gravemente colpiti dalle infezioni da Covid-19 (con il numero di nuovi casi ancora in aumento a luglio), hanno limitato l'attività economica in misura minore. Inoltre, è probabile che la popolazione abbia ridotto meno i consumi rispetto all'Europa, in quanto l'amministrazione statunitense ha inviato segnali più timidi sulla gravità della crisi sanitaria.

L'Australia si colloca tra i paesi sviluppati con le migliori performance economiche. È un esempio di successo per il contenimento delle nuove infezioni, anche se l'economia australiana è ancora vulnerabile a causa dell'elevata importanza del settore turistico e delle esportazioni verso il Sud-Est Asiatico.

Infine, il Giappone è relativamente più vulnerabile dei due Paesi precedenti, poiché il suo approccio misto di restrizioni severe all'inizio della crisi, seguito da aperture premature e da un secondo significativo aumento delle infezioni, avrà un impatto sull'attività economica. Il PIL del Giappone dovrebbe registrare una contrazione del 6% nel 2020. Prevediamo una parziale ripresa nel 2021 (crescita del 2,8%), in quanto la ripresa delle infezioni peserà sulla spesa interna ed estera.

Un sorprendente calo delle insolvenze nel primo semestre del 2020

I dati relativi alle insolvenze registrati nel primo semestre del 2020 mostrano un singolare andamento decrescente. La figura 1 mostra che la maggior parte dei paesi ha registrato meno insolvenze rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. In particolare, il Regno Unito, la Spagna e la Francia presentano cifre anno su anno (YTD) che vanno da -20% a -40%. Questi grandi cali sono in contrasto con la gravità della recessione, soprattutto perché questi paesi sono tra i più colpiti dalla crisi. Due tipi di politiche in particolare sono responsabili della discrepanza tra il PIL e l'andamento delle insolvenze nella prima metà del 2020.

1 Insolvencies in the first half of 2020 decline in most countries

 

Modifiche alla normativa in materia fallimentare

In primo luogo, la maggior parte dei paesi ha apportato modifiche temporanee al quadro normativo in materia di diritto fallimentare per proteggere le imprese dal fallimento. Queste misure includono la sospensione temporanea delle procedure concorsuali (rendendole inammissibili) nei tribunali, ad esempio impedendo ai creditori di avviare le procedure o innalzando la soglia del debito necessario per fare una dichiarazione di fallimento. Queste misure di sospensione temporanea hanno una durata variabile a seconda dei Paesi, e praticamente tutte terminano tra maggio e dicembre 2020, ad eccezione di alcune che non hanno alcuna data di scadenza.

Diversi paesi, tra cui Belgio, Italia e Spagna, hanno emanato leggi che congelano temporaneamente le procedure concorsuali o dichiarano inammissibili i fallimenti. Ciò significa che i creditori non possono ricorrere in tribunale per il fallimento di un'azienda che non è in grado di onorare i propri debiti.

Altri paesi, come Singapore e l'Australia, hanno aumentato la soglia di indebitamento per le imprese che devono dichiarare fallimento. Un terzo gruppo di paesi, tra cui i Paesi Bassi, la Svezia, la Danimarca, l'Irlanda, il Regno Unito e gli Stati Uniti, non hanno apportato modifiche sostanziali ai loro regolamenti in materia di procedure concorsuali in risposta alla Covid-19. Tuttavia, nel caso dei Paesi Bassi e del Regno Unito, la legislazione fallimentare è soggetta a una revisione più ampia che può influire sui fallimenti attualmente in corso. Nei Paesi Bassi, ad esempio, sarà più facile imporre ai creditori una ristrutturazione aziendale, il che potrebbe portare a un minor numero di fallimenti. Ma i cambiamenti legislativi in materia nei Paesi Bassi e nel Regno Unito devono essere visti come separati dal coronavirus poiché sono stati avviati prima dello scoppio dell’epidemia.

I governi hanno quindi modificato temporaneamente il quadro delle procedure  per evitare un aumento delle insolvenze all'inizio della crisi. Tuttavia, le misure sono temporanee e in quasi tutti i Paesi terminano nel secondo o terzo trimestre del 2020.

Misure fiscali

In secondo luogo, i governi e le banche centrali di tutto il mondo hanno adottato misure per contrastare gli effetti economici e per sostenere le piccole imprese. Ad esempio, la Federal Reserve negli Stati Uniti e la Banca d'Inghilterra hanno avviato programmi di prestito per le PMI. Tuttavia, il sostegno più diretto alle imprese è venuto dai governi. Queste misure fiscali mirano a dare alle aziende un po' di respiro dopo che la loro liquidità è stata messa sotto pressione dal brusco calo delle entrate.

Secondo il FMI, il sostegno governativo può essere classificato in tre categorie. In primo luogo, le misure “above the line” (sopra la linea) che comprendono regimi di sussidi salariali, sospensioni fiscali temporanee, assistenza sociale e sovvenzioni dirette alle piccole imprese e ai lavoratori autonomi. Tutte queste misure comportano immediatamente un aumento del deficit di bilancio. Il secondo tipo di misure classificate come "above the line” (al di sotto della linea), comporta generalmente la creazione di asset, come prestiti o apporti di capitale alle imprese. Questi hanno un impatto iniziale minimo o nullo sul deficit, ma possono aumentare il debito pubblico. Infine, le garanzie pubbliche, che di solito non hanno un impatto iniziale sul disavanzo o sul debito, ma creano una passività contingente, con il governo esposto a richieste di escussione di garanzie.

Riteniamo che le misure più efficaci nel breve periodo siano la spesa diretta ("sopra la linea") e le misure di agevolazione fiscale. Queste possono essere sovvenzioni dirette a coprire la spesa salariale del lavoratore e altri costi fissi, come l'affitto e il pagamento dei tassi d'interesse, oppure possono comportare una sospensione temporanea delle imposte sulle società. Diversi paesi europei come la Germania, i Paesi Bassi, il Regno Unito, la Danimarca e la Francia, ma anche paesi non europei come l'Australia e il Giappone, hanno adottato misure di questo tipo. Altri paesi europei come l'Austria, il Belgio, la Spagna e l'Italia si sono concentrati maggiormente su provvedimenti di assistenza sociale, come i sussidi di disoccupazione, le indennità a breve termine e quelle per i licenziamenti temporanei. Le misure di assistenza sociale possono avere un effetto positivo sulle insolvenze, anche se più indiretto, in quanto non contribuiscono direttamente a migliorare la liquidità delle aziende, ma sostengono la spesa delle famiglie.

Le misure fiscali hanno avuto il loro impatto maggiore nel secondo trimestre del 2020, quando i lockdown erano più rigidi ed estesi. I governi di Germania, Paesi Bassi, Francia e Australia hanno dichiarato pubblicamente che le misure saranno estese oltre il secondo trimestre. Nell'Unione Europea è stato approvato anche il Recovery Fund di 750 miliardi di euro che ridistribuisce i fondi dei paesi che hanno avuto meno difficoltà durante la pandemia a quelli che ne hanno sofferto maggiormente gli effetti. Tutto ciò indica che i pacchetti di aiuti economici saranno probabilmente estesi per tutto il 2020.

Gli Stati Uniti hanno optato per un mix di provvedimenti, tra cui una forma di sostegno salariale alle aziende che si impegnano a mantenere i propri dipendenti per un determinato periodo, attraverso il Paycheck Protection Program (PPP). Uno strumento governativo separato è volto a fornire prestiti e garanzie alle aziende. Queste misure potrebbero spiegare perché ci sono state relativamente poche insolvenze negli Stati Uniti nella prima metà del 2020, nonostante i tribunali fallimentari fossero ancora in gran parte funzionanti. Al momento della stesura del presente rapporto, il Congresso degli Stati Uniti stava discutendo l'estensione del pacchetto di aiuti al PPP.

Pur essendo efficaci nel breve periodo, è improbabile che le misure di spesa diretta e di riduzione delle imposte (politiche “above the line”, sopra la linea) impediscano a lungo termine un aumento delle insolvenze. Anche se questi pacchetti coprono i costi sostenuti dalle imprese, non copriranno le perdite continuative di profitti. I detentori di capitale dei settori interessati non avranno in ultima analisi altra scelta se non quella di presentare istanza di fallimento e di riassegnare il capitale rimanente a settori più promettenti. Anche i pacchetti fiscali approvati per far fronte alla crisi del coronavirus pesano enormemente sul bilancio pubblico, che potrebbe diventare insostenibile se protratto troppo a lungo. Alcuni Paesi dell'Europa meridionale, in particolare l'Italia e la Grecia, hanno già un debito pubblico elevato. Il margine di bilancio per mantenere pacchetti di stimolo di questa portata è dunque limitato.

Previsto un picco di insolvenze nel secondo semestre del 2020

Si prevede un numero molto più elevato di fallimenti nella seconda metà del 2020. La figura 2 riproduce le nostre previsioni sulle insolvenze per l'intero anno 2020. Prevediamo un aumento del 26% delle insolvenze a livello globale, basandoci sull'ipotesi di una graduale eliminazione delle misure di stimolo fiscale e di una riapertura dei tribunali e delle procedure fallimentari. Come accennato in precedenza, il temporaneo allentamento delle leggi in materia fallimentare per la maggior parte dei paesi si conclude nel secondo o terzo trimestre del 2020. Le misure fiscali possono essere estese per tutto il 2020 e anche fino al 2021, ma è probabile che vengano gradualmente eliminate, in quanto gravano pesantemente sui bilanci pubblici.

Tutte le principali aree del mondo si troveranno ad affrontare un aumento delle insolvenze. In tutti i paesi esiste un'ampia gamma di proiezioni sui trend delle insolvenze, a seconda della gravità della contrazione economica e dell'”elasticità” delle insolvenze - la percentuale di risposta delle insolvenze a una variazione del PIL dell'uno per cento. Questa può variare da un paese all'altro in ragione delle differenze nella struttura economica e di fattori istituzionali, come il tipo di legislazione relativa alle procedure fallimentari.

Gli aumenti più contenuti di insolvenze si riscontrano tutti in Europa. In Germania, Francia, Austria, Belgio, Svizzera e Italia, le insolvenze aumenteranno probabilmente in percentuali che vanno dal 6% al 20%. La contrazione economica in questi paesi è generalmente più bassa - Belgio e Italia sono eccezioni - e hanno una minore reattività delle insolvenze al PIL. Come accennato in precedenza, ci sono spesso ragioni istituzionali alla base di una minore elasticità delle insolvenze. In Germania, ad esempio, la legislazione non incoraggia le imprese in difficoltà a presentare istanza di fallimento, ma incoraggia invece le ristrutturazioni. D'altra parte, anche l'Italia ha una relativamente bassa elasticità storica delle insolvenze ai cicli economici, ma per ragioni diverse: le procedure fallimentari sono lunghe e costose, e quindi la maggior parte delle imprese in difficoltà preferisce liquidare i creditori attraverso i cosiddetti accordi di concordato preventivo.

Tra le economie in cui si prevede un forte aumento delle insolvenze vi sono la Turchia, gli Stati Uniti, la RAS di Hong Kong, e in Europa, Portogallo, Paesi Bassi e Spagna. Per tutti questi paesi ci aspettiamo una notevole contrazione economica che dovrebbe giustificare il forte aumento delle insolvenze. Tuttavia, ci sono anche fattori specifici del singolo paese che contano. In Turchia e Portogallo, diamo un peso minore all'efficacia della risposta fiscale nella prevenzione delle insolvenze, poiché questa ha un'attenzione limitata nel fornire liquidità alle imprese. Negli Stati Uniti, anche se non ci si aspetta che la recessione sia grave come nei Paesi dell'Europa meridionale, le insolvenze sono altamente reattive alle fluttuazioni dell'attività economica. Inoltre, è probabile che l'efficacia e la portata del programma di PPP rimanga inferiore a quella dei paesi europei, che hanno fornito una generosa assistenza di liquidità attraverso sussidi salariali.

Nel caso di Portogallo, Spagna e Regno Unito, il forte aumento delle insolvenze è in gran parte attribuito alla grave contrazione economica. Ma, in particolare per la Spagna e il Regno Unito, si prevede che le insolvenze aumenteranno meno che durante la crisi del 2009. Riteniamo che questo risultato sia più probabile che si concretizzi, visti alcuni importanti cambiamenti nelle procedure di insolvenza attuate da allora.  Nel Regno Unito, la recente riforma delle procedure di insolvenza del giugno scorso prevede la sospensione temporanea della disposizione sull'illecito commerciale che potrebbe comportare l'imputazione di un reato civile agli Amministratori di una società quando un'impresa si trova in difficoltà finanziarie. In Spagna le riforme varate nel 2014 sono state concepite per incentivare le imprese in difficoltà a richiedere un piano di ristrutturazione, invece di optare per la liquidazione. Prima di questa riforma, la procedura di insolvenza era generalmente poco attraente sia per i debitori che per i creditori perché era lunga e costosa. Inoltre, è dimostrato che, per evitare le insolvenze, le imprese preferivano contrarre debiti supplementari tramite ipoteche, una pratica che molto probabilmente ha contribuito ad amplificare l'aumento del numero di insolvenze durante la crisi del 2009, quando il mercato immobiliare è crollato. Riteniamo che le attuali modifiche legislative indeboliranno il legame tra il mercato immobiliare e le insolvenze, in quanto opzioni di ristrutturazione interessanti limiteranno la necessità di finanziare la liquidità attraverso i mutui. Inoltre, non ci sono ancora segnali di una grave recessione del mercato immobiliare in Spagna. Questo limita ulteriormente la pressione sulle le aziende che potrebbero ancora dipendere da questa forma di finanziamento.

2 Insolvency outlook 2020
3 Insolvency outlook 2021

Infine, si prevede che i Paesi Bassi registreranno un forte aumento delle insolvenze, anche se la contrazione economica è inferiore rispetto alla maggior parte degli altri Paesi. L'elevata sensibilità delle insolvenze alle condizioni economiche affonda le sue radici nel quadro giuridico e spiega perché ci si aspetta che queste subiscano un notevole aumento. Le aziende con difficoltà finanziarie spesso preferiscono presentare istanza di fallimento e riprendere l'attività sotto un'altra entità. Le opzioni di ristrutturazione non possono essere attuate nei confronti dei creditori e quindi sono utilizzate con minore frequenza.

Un quadro eterogeneo nel 2021

La nostra previsione di base parte dal presupposto che le misure di lockdown globale saranno gradualmente allentate nel corso della seconda metà del 2020. La ripresa economica sarà ulteriormente rafforzata, con la disponibilità di un vaccino nel primo trimestre del 2021 o, in alternativa, con il delinearsi di dinamiche globali in cui gli effetti dell'allontanamento sociale sulle attività economiche saranno in gran parte superati. Il nostro scenario di base è quello di una ripresa del PIL in tutti i Paesi nel 2021. Ciò implica che le politiche monetarie e quelle fiscali possano essere gradualmente inasprite nel 2021. Il presupposto per tutto ciò risiede nell'ipotesi che la pandemia sarà contrastata con successo, elemento di cui non si può essere certi visto che, a partire dal mese di luglio, molti paesi hanno iniziato a registrare un nuovo aumento dei casi di Covid-19. Ciò potrebbe richiedere misure di distanziamento sociale più severe, che potrebbero cambiare radicalmente le prospettive.

La figura 3 mostra le previsioni sulle insolvenze per il 2021. Anche in questo caso, esiste un'ampia forbice nelle stime. In alcuni paesi si registra un aumento del livello di insolvenze dovuto al ritardo delle registrazioni causato dalla sospensione temporanea dei procedimenti giudiziari nel 2020. È il caso della Spagna, dell'Australia, del Canada, della Francia, della Svizzera, della Norvegia e della Finlandia, paesi che si prevede registreranno i maggiori aumenti nel 2021. Per la Svezia e i Paesi Bassi, la crescita economica relativamente più debole nel 2021 a seguito della più lieve contrazione nel 2020, unita al ritiro dei pacchetti di sostegno fiscale, porta a prevedere un leggero aumento delle insolvenze nel 2021.

4 Cumulative insolvency growth 2021 2019

Tra i paesi con il più forte calo di insolvenze nel 2021 si trovano i paesi dell'Europa meridionale, tra cui Grecia, Portogallo e Italia. Tutti beneficeranno di una ripresa economica relativamente forte. La Grecia è un caso particolare, in quanto negli ultimi anni ha registrato una tendenza al ribasso delle insolvenze, probabilmente dovuta a riforme che rendono più facile la ristrutturazione di una società senza il coinvolgimento di un tribunale fallimentare. Consideriamo l'aumento delle insolvenze in Grecia nel 2020 una deviazione temporanea da questa tendenza e prevediamo che la precedente tendenza al ribasso riprenderà nel 2021. La Grecia è anche l'unico paese con una diminuzione cumulativa delle insolvenze tra il 2019 e il 2021 (Figura 4). Non solo nell'Europa meridionale, ma anche al di fuori di questa regione alcuni paesi mostrano un forte calo percentuale delle insolvenze nel 2021. Ne sono un esempio la Nuova Zelanda e la Repubblica Ceca. Questi paesi dovrebbero anche beneficiare di una ripresa economica relativamente forte nel 2021, che dovrebbe condurre ad una riduzione delle insolvenze rispetto al 2020.

Nonostante il fatto che nel complesso tutti i mercati vedano un leggero calo delle insolvenze nel 2021, sottolineiamo che questo è relativo al livello medio di insolvenze nel 2020. Confrontando i numeri del 2021 con quelli precedenti la recessione del Covid-19 (2019), vediamo che le insolvenze del 2021 sono ancora superiori del 25%. Pertanto, si sottolinea che il livello di rischio di insolvenza rimarrà comunque più elevato rispetto a prima della crisi del coronavirus, a seguito di una ripresa economica moderata nel 2021.

 

Theo Smid, economist
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Iulian Ciobica, economist
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