Nonostante il rimbalzo globale della produzione, il settore edile rimane colpito dagli effetti della passata crisi.
- Numerosi casi d’insolvenza nel 2015
- I termini di pagamento sono ancora molto lunghi
- Le imprese edili legate al settore del fotovoltaico sono maggiormente a rischio
Il settore edile britannico contribuisce ad oltre il 6% del PIL del Regno Unito e nel 2015 occupava 2,1 milioni di persone. Il settore, che si era mostrato in grande difficoltà dopo la crisi del credito del 2008, ha registrato una ripresa nel 2013 e 2014. Tuttavia, il 2015 ha mostrato un rallentamento della produzione del settore (2,2% nel 3° trimestre), anche se le attività sono tornate a crescere verso la fine dell’anno. La carenza di manodopera specializzata ha spesso comportato il rinvio di progetti di costruzione.
Nonostante la ripresa generale, il settore edile risente ancora degli effetti della recente fase di recessione: ciò è apparso particolarmente evidente nel 1° semestre del 2015, quando i casi d’insolvenza hanno fatto registrare un forte aumento. Il fallimento di alcune delle imprese più grandi ha avuto un effetto a catena sui relativi fornitori e sub-appaltatori, che sono a loro volta falliti a causa delle forti somme di denaro insolute.
I problemi esistenti sono particolarmente evidenti nelle procedure di appalto in quanto, durante il periodo di recessione, molte imprese edili avevano accettato contratti a condizioni non più sostenibili nel 2014 e 2015, a causa soprattutto dell’aumento del costo delle materie prime e della manodopera. Poiché molte imprese stanno ancora lavorando con margini molto limitati, le perdite sui contratti sono piuttosto frequenti nonostante il miglioramento del flusso di ordini. I ritardi di pagamento continuano a rappresentare un problema nel settore edile, soprattutto per quanto riguarda i fornitori di prima fascia che, a loro volta, sono in difficoltà a causa dei contratti stipulati in precedenza. Le notifiche di mancato pagamento hanno fatto registrare un aumento nel 2015 e dovrebbero mantenersi elevate anche quest’anno.
Allo stesso tempo, l’accesso al finanziamento bancario si conferma difficile per le imprese più piccole o viene erogato a condizioni poco vantaggiose. La mancanza di finanziamenti ha un impatto su quelle imprese che devono riprendere gli investimenti, soprattutto in conto capitale, per essere in grado di competere su un mercato in crescita. Tuttavia, grazie alla ripresa dei volumi di produzione a partire dal 2013/2014, i costruttori possono oggi essere più selettivi nella scelta dei contratti di appalto e, quindi, influire maggiormente sui termini di pagamento, pur dovendo comunque fare i conti con l’aumento dei costi della manodopera e delle materie prime che influiscono negativamente sui margini di profitto.
I casi d’insolvenza nel settore edile dovrebbero stabilizzarsi nel 2016, dopo la crescita registrata lo scorso anno. Dopo che nel 2014 avevamo aumentato la nostra propensione al rischio nei confronti di questo settore, all’inizio del 2015 abbiamo nuovamente adottato un approccio più restrittivo a causa del nuovo aumento dei casi di fallimento.
Continueremo a mantenere un approccio prudente nei prossimi mesi, valutando la concessione di copertura caso per caso. Il rapido peggioramento riscontrato nel caso di alcune imprese del settore edile conferma la necessità di ricevere le informazioni finanziarie più recenti da parte degli acquirenti, in quanto ci consente di prendere decisioni informate ed aggiornate in relazione alle richieste di limiti di credito.
Adottiamo particolare prudenza nei confronti delle imprese che dipendono dal settore fotovoltaico britannico, attualmente a rischio dopo che il Governo ha ridotto gli incentivi di oltre l’80%. I casi d’insolvenza in questo segmento hanno fatto registrare un aumento già dalla fine dello scorso anno.
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